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Shadow Tactics: Blades of the Shogun è un gioco che non ci aspettavamo. Appartiene ad un sottogenere molto di nicchia, di cui ben pochi ricordano l’esistenza, curando e migliorando ogni dettaglio, riprendendo un discorso interrotto molti anni fa. Prenderemo questa recensione molto sul personale, il gioco e la filosofia alle sue spalle, cercando di scoprire quanto un genere a lungo dimenticato possa essere efficace se riproposto anni dopo ad un pubblico quasi completamente rinnovato.
Se siete tra i pochi che hanno giocato o addirittura finito uno dei giochi della serie Commandos o Desperados, vi basti sapere che Shadow Tactics: Blades of the Shogun è una sua versione rimodernata, ambientata nel Giappone del 1615 con una storia di fondo interessante e personaggi molto meglio caratterizzati. Questi veterani, che sanno di cosa stiamo parlando, possono tranquillamente smettere di leggere e comprare Shadow Tactics immediatamente. Mimimi production è riuscita a catturare alla perfezione lo spirito della saga, apportando una vasta gamma di miglioramenti su tutti i fronti.
L’arte della guerriglia
Immaginate uno strategico in tempo reale, in cui abbiamo il controllo non di una intera fazione militare, ma di un piccolo gruppo di specialisti, o “eroi” se vogliamo. Niente raccolta di risorse, niente costruzioni, solo un pugno di personaggi, una fortezza da espugnare, e zero possibilità di affidarsi alla forza bruta. In Shadow Tactics: Blades of the Shogun, farsi vedere da un nemico significa allertare tutto il campo, vedere la sicurezza aumentata e le guardie che abbiamo pazientemente ucciso, rimpiazzate, e questo solo se siamo fortunati! Nessuno dei personaggi sopravvivrà ad uno scontro diretto, costringendovi continuamente a isolare i nemici ed eliminarli di soppiatto uno alla volta, visto che anche con una sola perdita sarà game over. Non a caso Commandos fu uno dei due giochi che nel 1998 diede forma al genere stealth. E l’altro? Niente, era solo Metal Gear Solid.
In questo genere, sono i personaggi e le loro peculiarità a fare il gioco. Con chi avremo a che fare in Shadow Tactics? Ognuno dei cinque protagonisti sarà caratterizzato da un suo modo personale di muoversi, un attacco speciale unico ed un diversivo. Lo shinobi, il primo con cui avremo che fare, potrà scalare pareti ed edifici, avrà la possibilità di distrarre i nemici lanciando pietre e di uccidere a distanza con un letale shuriken. Molto simile sarà la kunoichi che potrà disporre trappole sul campo di battaglia ed attirare i nemici con un richiamo. Colonna portante del gruppo sarà il forzuto e goffo samurai, che potrà attirare i nemici usando una fiasca di sake come esca, scatenare violenti attacchi ad area con due spade seminando morte, e soprattutto sarà l’unico in grado di tener testa ai samurai avversari, dei quali parleremo più avanti. Completamente basata sul diversivo e l’inganno sarà la spia, personaggio debole che sarà un peso per il gruppo finché non riuscirà a procurarsi un travestimento. Da quel momento potrà muoversi indisturbata tra i nemici, attirando la loro attenzione e facilitando molto il lavoro e le uccisioni al resto dei personaggi. Sicuramente il più complesso dei personaggi è l’archibugiere: vecchio, storpio e totalmente inutile nel corpo a corpo. In buona parte delle missioni in cui sarà coinvolto dovremo creare un passaggio sicuro e fare in modo che raggiunga un trespolo, un buon luogo per cecchinare i nemici, dopodichè, munizioni permettendo, si trasformerà in una macchina di morte.
Le lame dei samurai
Anche i nemici si dividono per tipologie, le guardie ci daranno ben poche noie vista la loro prevedibilità, i cappelli di paglia saranno sorveglianti eccezionali immuni a quasi tutte le distrazioni, e i civili correranno ad allertare le guardie non appena ci avvisteranno. I nemici più formidabili però saranno i samurai. Queste unità saranno immuni ad ogni lama, proiettile, trappola e shuriken che proveremo ad usare contro di loro, e saranno vulnerabili solo agli attacchi ambientali, come esplosioni o rocce in caduta libera, o agli scontri in singolar tenzone contro il nostro samurai. In ogni missione di Shadow Tactics: Blades of the Shogun dovremo studiare bene i loro spostamenti e sfruttare ogni occasioni per eliminarli o al limite allontanarli.
La varietà caratterizza anche le mappe, oltre che i personaggi. Impronte sulla neve, massi da far cadere su nemici ignari e omicidi mascherati da incidenti, non ci daranno mai l’impressione deja-vu di star giocando missioni già viste, nonostante la notevole longevità di 25 ore circa. Obiettivi segreti da sbloccare in ogni missione, e vari modi di completarle aumentano la rigiocabilità. I comandi rispondono bene e i comandi rapidi da tastiera sono ben studiati. Cosa molto importante, Shadow Tactics: Blades of the Shogun ci consentirà di programmare in anticipo qualsiasi azione di qualsiasi personaggio. Con la semplice pressione del tasto Invio, daremo il segnale di via ai personaggi, che contemporaneamente eseguiranno l’azione desiderata, tecnica essenziale per eliminare più nemici contemporaneamente, o per far partire manovre diversive contemporaneamente ad azioni di attacco, data l’impossibilità di controllare direttamente più di un personaggio alla volta.
Pochi difetti, tanto onore
Per la gioia di chi non si può permetter macchine potenti, Shadow Tactics: Blades of the Shogun ha requisiti molto accessibili, e molti computer di fascia medio bassa potranno farlo girare al massimo delle prestazioni. Il tutto ovviamente a scapito della grafica, delle animazioni e dei modelli, ma siamo ben felici di pagare questo prezzo pur di vedere un gioco che funziona benone su tutti i PC senza problemi, senza bug gravi e senza tempi di caricamento proibitivi. Qualcuno potrebbe essere infastidito dal fatto che i pg parlano tra di loro sottovoce mentre si trovano a decine di metri di distanza senza farsi sentire, ma basta un minimo di buonsenso per convenire che concedere un po’ di sospensione dell’incredulità in cambio di un arricchimento di trama e di caratterizzazione dei personaggi tutto sommato, è un buon compromesso, come tra l’altro è un compromesso il fatto che il nostro samurai accetti di muoversi nell’ombra e colpire a tradimento invece di caricare tutti a testa bassa come i veri samurai. A noi sta comunque bene così.
[stextbox id=”alert” caption=”COMMENTO FINALE”]Shadow Tactics: Blades of the Shogun è divertente, longevo ed impegnativo. Dopo lo scadente “The Last Thinker”, Mimimi Productions ci consegna una vera perla rara, un prodotto di alta qualità che speriamo riporti in auge il genere RTS-Stealth, magari con un prossimo secondo capitolo.[/stextbox]