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La serie di Malamander è stata una piccola scoperta per me. Ne ho già parlato diverse volte qui sulle pagine di HavocPoint e sinceramente mi ero abituato all’idea di poter leggere un nuovo capitolo ogni inverno. Con il primo libro e successivamente con Gargantis mi ero ritrovato a vivere le avventure di Herbert Lemon e di Violet in una città cupa e grigia (almeno d’inverno), Marina Infesta. In certi momenti si percepiva quell’aria salmastra e lo scroscio delle onde che si abbattono vicino alla locanda di Gabbian. Il terzo volume invece, Spectralis, ha visto luce in piena estate, sconvolgendo un po’ i miei piani. Però è stato uno sconvolgimento piacevole.
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Negli USA intanto sta per uscire anche il quarto volume della serie, che a conti fatti potrebbe continuare ancora a lungo (per fortuna).
La trama di Spectralis è ambientata nel periodo dell’Halloween, che ovviamente a Marina Infesta non si festeggia. In questa città così distante dal mondo e dai suoi usi e costumi si festeggia invece la Notte degli Spettri. Proprio per quest’evento particolare e circoscritto che in città arriva una maga famosissima, Caliastra. Questa svela al giovanissimo Herbie che in realtà lei altri non è se non sua zia. Ovviamente la cosa rende subito felice Herbie, che crede d’aver trovato una famigliare, una casa, ma non tutti sono altrettanto contenti. Violet senza la puzza di marcio in questa storia e nel frattempo in città inizierà a palesarsi uno strano fenomeno.
Va detto subito che Spectralis è forse il romanzo più debole tra quelli usciti. Forse perché le aspettative sono salite in modo esponenziale o forse perché le pagine non hanno permesso ad alcuni approfondimenti che avrei voluto vedere. Parliamo infatti dello stesso formato di 300 pagine, ma stavolta gli eventi avrebbero meritato uno spazio maggiore per la descrizione più accurata dei personaggi e degli eventi. Questo soprattutto perché i lettori stanno crescendo insieme a questa serie e sarebbe bello vedere anche una maggior attenzione ai dettagli man mano che si va avanti.
Bisogna comunque dire che lo stile di Thomas Taylor invece risulta essere più fluido e scorrevole di prima. Le pagine si susseguono in modo quasi automatico e non ci si rende conto di essere arrivati già alla fine. Questa è la vera forza dello scrittore in questione. La sua capacità di raccontare in una frase un lungo discorso o una lunga descrizione. I personaggi stanno subendo alcune evoluzioni caratteriali e lentamente stiamo riuscendo a inquadrarli meglio. Si sente comunque l’aria di Una Serie di Sfortunati Eventi, ma è da considerarsi come un grande complimento visto l’imponenza dell’opera di Lemony Snicket.
Ora non ci resta che attendere il quarto volume.