Stories: The Path of Destinies – Recensione

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Più passa il tempo, più si accentua la distanza tra il mercato videoludico classico, gestito dalle grosse compagnie, e quello indie. Ormai proprio questi ultimi hanno creato un loro ecosistema, un microcosmo in grado di camminare sulle proprie gambe. È anche il caso di Stories: The Path of Destinies, un gioco che in un mix unico unisce meccaniche e storytelling di molti altri titoli.

Volpi, conigli e corvi

Reynaldo, il protagonista di Stories: The Path of Destinies, è una volpe antropomorfa in un mondo in cui tutti sono animali. Per non smentire le favole che dipingono la volpe come un animale furbo e sleale, Reynardo ci viene presentato come una simpatica canaglia, che ha vissuto di espedienti fino alla morte della madre, che gli fece giurare di non morire sulla forca. Così la volpe iniziò a fare una vita leggermente più tranquilla, fino all’invasione dell’impero e dei suoi corvi…

Stories:The Path of Destinies

Una storia avvincente

Similmente a Bastion, la storia è continuamente commentata da una voce narrante che cerca di indovinare i pensieri dei personaggi, proprio come se Stories fosse una vera favola, anche a costo talvolta di risultare fastidiosa: ad esempio, spesso, quando a corto di salute ed energia, saremo costretti a perdere un po’ di tempo a distruggere parti di ambiente per sperare di ottenere frutti in grado di ripristinare HP, pratica di per se seccante, anche senza una voce di sottofondo che ci prende in giro per essere così frustrati da aver bisogno di sfogarsi su un oggetto inanimato; accentuando e rendendo ancora più tediosa una meccanica che siamo obbligati a ripetere. Per il resto, la voce è una gradevole aggiunta, e raramente ascolteremo più volte la stessa linea di dialogo.

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Quasi un racconto interattivo

Quello che differenzia davvero Stories: The Path of Destinies è il suo approccio alle “grandi scelte” che sono sempre più comuni. Alla fine di ogni livello ci troveremo ad un bivio che ci permetterà di selezionare il prossimo livello da affrontare in base alle scelte morali e alle priorità che decideremo di avere, infatti nel gioco sono presenti più di 24 finali possibili divisi in quattro gruppi, ed a ognuno di questi gruppi corrisponde una rivelazione. Quando finiremo il gioco la prima volta, dopo il finale e lo sblocco della rivelazione ad esso collegato, Reynardo riprenderà il gioco da capo con la netta impressione che gli eventi appena accaduti siano stati un sogno rivelatore, e potrà reiniziare tutto da capo con le armi, le abilità e le conoscenze acquisite nel corso della partita precedente. Per sbloccare il vero finale dovremo compiere le scelte giuste per sbloccare le quattro rivelazioni, quindi ovviamente, il rischi di sbagliare una scelta e di ritrovarsi con una rivelazione “doppiona” è abbastanza alto. Avremmo gradito una sorta di guida all’interno del gioco, che permettesse a chi è interessato semplicemente al vero finale di vederlo senza dover ricominciare il gioco più di quattro volte. Comunque, la storia è interessante e i risvolti sono ben narrati, e data la relativa brevità di una run completa, solo questa già basterebbe ad invogliare il giocatore a completare il gioco per bene. Il vero problema che potrebbe far passare la voglia di giocare questo titolo è un altro, ma ne parleremo più avanti.

 

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Spade e piume

In Stories: The Path of Destinies, il sistema di combattimento è quasi monotasto: con la sola pressione del tasto quadrato potremo attaccare, parare, afferrare e lanciare i nemici, e per la maggior parte del tempo tanto basta. Ad ogni nuovo nemico poi corrisponderà una nuova tattica ed un altro tasto, una veloce schivata contro gli incantesimi dei maghi, e un attacco con rampino per disarmare i nemici con lo scudo. Il livello di difficoltà sale costantemente, i nemici si fanno più numerosi, e crescono per tipo, ma comunque restano un po’ troppo poco variegati. Ad ogni modo, la difficoltà crescente ed equilibrata mantiene lontano il fattore noia dei continui combattimenti per buona parte del gioco. Meccanica degna di nota è quella delle spade, nel gioco ce ne sono quattro da sbloccare, e ognuna dona un potere diverso, che però poco incide sul gameplay. Le spade si ottengono raccogliendo ed elaborando i materiali che troviamo in giro per le mappe, e funzionano anche da chiavi per aprire alcune vie opzionali: un buon metodo per arricchire il fattore esplorativo, dato che se la prima volta che passeremo per un luogo non ci sarà possibile accedere ad una porta, la seconda terza o quarta volta, avremo il necessario per accedervi.

La volpe e l’uva

Ed ecco il vero problema: siete in cima ad una montagna innevata, avete faticato e combattuto duramente per arrivare quasi in cima, dove il vostro obiettivo vi attende, avete poca vita e siete costretti a distruggere qualche cristallo di ghiaccio per sperare di trovarci dentro qualche frutto fresco (!) e recuperare un po, di salute, ma sapete che niente potrà arrestare la vostra marcia, e invece… vi rendete conto che qualcosa non va, ed è successo, Reynaldo si è confuso, e credendo di poter affondare i piedi nella neve fresca è compenetrato nel suolo fino al ginocchio, e non ne vuole sapere di uscire. Niente opzione “riavvia da checkpoint”, l’unica soluzione è tornare al menù principale. Ricominciamo la partita e il livello da capo, ma sfiga vuole che ad un certo punto, nello stesso livello, un intero piano decide di scomparire completamente, rimanendo tangibile ma invisibile e svuotandosi di ogni altro elemento, compresi gli ascensori e i punti di aggancio che ci servono a proseguire, costringendoci a ripartire ancora. Non è il massimo in un gioco già di per se basato sulla ripetizione dei livelli. I bug non si fermano qui, ed a volte sono addirittura positivi, sbloccandoci talvolta abilità che non abbiamo ancora selezionato. Insomma, una cura maggiore per questi dettagli sarebbe stata ovviamente gradita, e sinceramente siamo stufi di augurarci patch su patch per ogni nuovo titolo. Da questo punto di vista Stories: The Path of Destinies è completamente bocciato. Un vero peccato.

Commento:

Bella trama, bella idea di base, e meccaniche interessanti sfruttate però non al meglio, rendono Stories: The Path of Destinies un buon gioco che tante volte tenta di raggiungere l’eccellenza non riuscendoci a causa di odiosi bug e di un costante senso di ripetitività.

Sull'autore

Michele “Azzie"

Ho la straordinaria capacità di inventare cose che già esistono e di dire cose incredibili che diventano ovvietà pochi anni dopo. Inoltre mi piacciono i videogiochi, motivo principale per cui scrivo qui.