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La musica ha l’enorme capacità di trasportarci indietro nel tempo. A volte bastano pochissime note per sentire un certo brivido correre lungo la schiena e poi provare le stesse emozioni così famigliari che avevamo già provato. A volte la sensazione stessa è quella di rivivere un determinato momento. Giusto il tempo di una canzone. Immaginate però di poter davvero tornare indietro nel tempo per quei pochi istanti. Immaginate di poter cambiare qualcosa nel vostro futuro grazie a questo viaggio della durata di pochi minuti. Questa è la sostanza di The Greatest Hits, un film scritto e diretto da Ned Benson (La scomparsa di Eleanor Rigby, che potete acquistare su Amazon) che però risulta essere poco digeribile e parecchio ingarbugliato.
Immaginate una stagione veramente brutta di Life is Strange (quella che desiderate) in versione televisiva, ecco. Siamo quasi su quei livelli.
Harriet Gibbons (Lucy Boynton) vive in una piccola casetta da sola con un cane. Si sveglia e dopo aver sbrigato le varie faccende, mette le cuffie in testa e si dirige in città. Le cuffie non le toglie mai e in sottofondo ha sempre una playlist capace di creare un momento di distrazione, di non farla cadere nel panico e di non farla viaggiare nel tempo. Questo perché Harriet vive un lunghissimo lutto dopo la prematura scomparsa del suo fidanzato Max Enders (David Corenswet). Un lutto che ha portato la ragazza sul baratro di un precipizio. Ascoltando una canzone che ha sentito in precedenza con Max, Harriet si fionda nel passato, conservando la propria coscienza. Un vero e proprio viaggio nel tempo che logora la ragazza e la obbliga a non ascoltare nessun rumore esterno per la paura di svenire in pubblico, viaggiando nel tempo.
Durante una seduta di gruppo di terapia, Harriet conosce David Park (Justin H. Min), un giovane sommerso dai suoi problemi e incapaci di lasciar andare il proprio passato. Quest’incontro cambierà per sempre le vite dei due giovani.
Partendo dal semplice presupposto che la storia poteva funzionare, affrontando due temi così cruciali come la perdita e l’inizio di un nuovo amore, Ned fallisce su quasi tutta la linea. Abbiamo due protagonisti, di cui sostanzialmente non sappiamo niente. Non c’è alcun approfondimento emotivo al riguardo e non sappiamo nemmeno cosa desiderano i due dalla vita. L’unica cosa che sappiamo è che Harriet è costantemente afflitta, distrutta e piena di rimorso. Questa sarà l’unica sensazione che ci porteremo dietro. Per il resto non sapremo mai cosa fa nella vita, chi sono i suoi genitori o qualsiasi altro punto per capire meglio il personaggio. Purtroppo lo stesso vale anche per David, che appare ancora più enigmatico.
I dialoghi di The Greatest Hits sono spesso blandi, poco incisivi e soprattutto poco realistici. Il tutto accade a una velocità elevatissima, ma grandissima sarà anche la noia nel vedere tutte queste scene susseguirsi una dietro l’altra. Seguire il film è infatti una vera impresa e personalmente ho guardato l’orologio più di una volta, per capire quanto mancasse alla fine.
Il problema è che anche volendo risulta impossibile tifare per uno dei personaggi. Forse non impossibile, ma molto difficile sì. Allo stesso modo risulta difficilissimo prendere le loro difese.
In tutto questo guazzabuglio di eventi, di parole e di innamoramenti risplendono però i tre protagonisti. Lucy Boynton ci prova con ogni mezzo a far brillare la propria Harriet e cavoli se ci riesce. L’attrice di grande bravura emoziona lo spettatore e lo trascina in un mondo fatto da colonne sonore, musica e disperazione. Justin H. Min dal canto suo mostra delle doti davvero grandi di una bravura recitativa che per un film di questo genere risulta essere elevatissima. Infine abbiamo David Corenswet, il nostro futuro Superman. Di lui si sa poco o niente, ma la sua prestanza sullo schermo è ben evidente.
Il film The Greatest Hits non colpisce praticamente mai, ma potrebbe essere un buon modo per passare un noioso pomeriggio domenicale.