The Walking Dead: A New Frontier: Episodio 1 & 2 – Recensione

Se parliamo di case di sviluppo prolifiche, pochi studi sono in grado di eguagliare Telltale. Facendo la gavetta con titoli di bassa qualità basate su serie famose come Bones e CSI, è riuscita pian piano a costruirsi un fedele gruppo di fan che hanno supportato la sua ascesa alla produzione di giochi basati su serie storiche, come Sam & Max e Monkey Island. Neppure queste blasonate serie hanno tuttavia portato questa casa alla popolarità, finché nel 2012, messe le mani sulla licenza per produrre un titolo su The Walking Dead, gli sviluppatori decisero con un azzardo rivelatosi poi vincente, di non basare il gioco sul fumetto di successo, né tantomeno sulla celeberrima serie televisiva che in quegli anni stava esplodendo. Fu l’inizio del vero successo, e The Walking Dead: Season One dettò legge per tutti i titoli Telltale da quel momento in poi.

Sono passati quattro anni e nove giochi da quel 2012, e si sa, quando produci molto, il rischio di sbagliare è alto, e Telltale ha altalenato tra veri capolavori, come The Wolf Among Us e Tales from the Borderlands, e titoli mediocri del calibro di Batman e lo spin off The Walking Dead: Michonne. Quale sarà il destino di The Walking Dead: A New Frontier, l’attesa terza stagione del loro titolo di punta? Con più timore che curiosità, abbiamo giocato i primi due episodi: Ties that Bind Part 1 e Part 2 proprio per scoprirlo.

Un nuovo punto di vista

Pur ruotando intorno a Clementine, la serie Telltale sui morti viventi ha l’abitudine di farci cambiare punto di vista ad ogni stagione. Il buon e mai abbastanza compianto Lee cedette volentieri il passo a Clementine alla fine della stagione uno, per una stagione due al vetriolo in cui l’ex ragazzina riusciva a dimostrarsi ben più valorosa di tutti i suoi compagni adulti. The Walking Dead: A New Frontier si prende la licenza di farci rivivere i primi momenti dell’evento che risvegliò i morti con una brutale sequenza iniziale in cui il lutto di una normale famiglia di campagna viene sconvolto da eventi che potete ben immaginare. Controlliamo Javier, un giovane considerato immaturo ed irresponsabile dalla sua famiglia. Nel corso dei quattro anni successivi, Javier ha vagato con ciò che rimane della sua famiglia. Cosa sia successo esattamente al resto di questa numerosa stirpe, saremo costretti ad immaginarlo… oppure no?

Dal punto di vista narrativo, con questa terza stagione viene introdotta un’interessante novità. Con dei flashback strategicamente posizionati, le parti mancanti della storia dei protagonisti ci vengono svelate pezzo dopo pezzo. Tali sezioni non sembrano mai, e sottolineiamo mai, un’aggiunta gratuita messa lì tanto per allungare il gioco, anzi, dopo alcuni cliffhanger bomba, soprattutto quello del finale del secondo episodio di Ties That Bind, non vediamo l’ora di scoprire di più sul passato di Javier e Clementine. Mentre i flashback del protagonista maschile sono basati sulla famiglia, quelli di Clementine ci hanno svelato il triste epilogo dei compagni sopravvissuti alla stagione due, chiunque essi siano. Mancano ancora molti tasselli da ambo le parti, e non vi diremo in questa sede quali sono i personaggi il cui destino ci è ancora ignoto, basti sapere che attendiamo gli sviluppi della linea temporale del flashback almeno quanto quelli della storia che si dipana nel presente.

Un personaggio pilotato

Come da tradizione, i salvataggi di The Walking Dead: A New Frontier sono importabili, così da conservare le scelte intraprese nei giochi precedenti e consentir loro di continuare ad avere un impatto, sulla storia in corso. Tale impatto si manifesta nei già citati flashback, che in questo caso chiuderanno delle porte lasciate aperte nelle scorse stagioni, ed in un secondo modo, più audace e di maggiore impatto diretto. Clementine pur non essendo controllabile, modificherà alcune dei suoi comportamenti e dialoghi in base alle lezioni imparate nel passato. Ad esempio, se nei panni di Lee durante la prima stagione avremo scelto di insegnare alla bambina il valore della fiducia verso il prossimo, ci troveremo una Clem leggermente più bendisposta rispetto ad una a cui è stato insegnato solo a sopravvivere. Se non avete giocato i titoli precedenti, avete perso il salvataggio, o avete giocato su una piattaforma diversa, non preoccupatevi; con un filmato iniziale interattivo potrete velocemente recuperare, similmente a come succede nei titoli Bioware come Mass Effect e Dragon Age Inquisition.

“Famiglia” è quello per cui vale la pena combattere

Abituati come siamo a vederli morire come mosche, abbiamo davvero cercato di non affezionarci ai comprimari. Non ci siamo riusciti. Alcuni di essi sono davvero ben scritti, e riusciamo a percepire l’umanità ed il carattere di ognuno di essi. Ci è capitato veder morire un personaggio a cui erano stati dedicati a malapena pochi secondi di dialogo, e quando è successo abbiamo “sentito” la sua morte, perché ci era sembrato non una comparsa, ma una persona la cui storia tutta da raccontare era stata brutalmente troncata. Non mancano ovviamente momenti e situazioni in cui qualcuno decide di perdere la brocca abbracciando una cattiveria gratuita degna di un bullo dei racconti di Stephen King, e no, la follia causata da momenti di profondo sconforto non è la motivazione jolly per qualunque cosa. Neanche a questo giro ci vengono risparmiati i predoni redneck affamati di provviste, sangue, territorio, birra e chissà cos’altro, anche se forse stavolta questi antagonisti nascondono qualcosa di più… Fa anche capolino uno dei personaggi più amati della serie a fumetti, con un ruolo che va oltre i poco più che cammei di Glenn ed Hershel visti nella stagione uno, e che speriamo non si limiti a presenziare solo per ricordarci che The Walking Dead: A New Frontier appartiene alla continuity della serie a fumetti e televisiva.

Poco prima dell’uscita del primo episodio, apprendemmo con piacere che questo episodio avrebbe abbandonato la vecchia generazione di console. Col senno del poi, confermiamo la validità della strada intrapresa. Anche sulle macchine da gioco più moderne, l’engine sembra affaticato. I cali di framerate sono frequentissimi, soprattutto nel secondo episodio, e una poca responsività dei controlli ci ha costretto talvolta a ripetere semplicissimi QTE per un ritardo nella risposta. Abbiamo provato la versione PC su una macchina che superava di parecchie lunghezze i requisiti richiesti, ed anche con le impostazioni grafiche con qualità media il gioco incespicava. È pur sempre vero che si tratta di un’avventura grafica basata sui dialoghi e le scelte personali, ma se le sequenze di azione ci sono, vogliamo giocarle bene, a prescindere dal loro esiguo numero.

The Walking Muertos

Per essere un gioco ambientato in un’apocalisse zombi, questi ultimi giocano un ruolo del tutto secondario in The Walking Dead: A New Frontier. I morti vengono ormai accettati dai protagonisti come un male esistente, dopotutto sono tutti sopravvissuti a ben quattro anni di piaga marcescente. Difficilmente i personaggi si faranno sorprendere da un vagante supino ed apparentemente morto, e la loro esperienza, sommata alla nostra, gli farà prendere decisioni buone e giuste, come piantare un coltello nella testa di questi infidi zombi prima di raccogliere un oggetto vicino. Persino un enorme “gregge” viene trattato come una semplice catastrofe naturale dalla quale ripararsi “aspettando che passi” proprio come si farebbe come con un uragano. Una scelta che condividiamo, alla fin fine TWD non ha mai trovato nei vaganti un vero antagonista. Come nella realtà, l’essere umano dimostra sempre di essere la specie più crudele e pericolosa, non c’è non morto che tenga.

[stextbox id=”alert” caption=”COMMENTO FINALE”]The Walking Dead: A New Frontier ha tutte le carte in regola per essere segnato sulla lavagna dei buoni giochi di Telltale. È presto per parlare di capolavoro, ma le premesse ci sono. Speriamo vivamente di ritrovarci qui tra pochi mesi a tessere le lodi di un episodio tre ugulmente ben scritto, divertente, e magari con qualche miglioramento in più dal punto di vista tecnico.[/stextbox]

Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un giovane appassionato del mondo videoludico e di tutto ciò che lo circonda. Cresciuto con i videogiochi e libri tra le mani ha deciso di unire la sua passione per la scrittura con quella per i videogiochi ed ecco perché si trova qui.