I ragazzi di Supergiant Games dopo l’ottimo Bastion hanno deciso di creare un nuovo gioco, ma sarà questo all’altezza del predecessore?
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I sentimenti, le emozioni, le passioni sono degli aspetti intrascendibili del nostro essere. Amare vuol dire tanto, ma nel contempo potrebbe essere una definizione di un sentimento effimero. Mille sfumature dipingono questo sentimento, che delle volte ci porta a fare delle scelte cruciali per noi stessi. In un istante smettiamo di pensare al nostro piccolo mondo e doniamo qualcosa al prossimo. In quel momento diviene chiaro il significato complesso di un verbo cosi semplice.
Dopo Bastion Super Giant ha preso una pausa, ma si sa, durante le pause o i momenti di stallo spesso vengono fuori delle idee geniali. Cosi dopo un po’ la software house è tornata con un nuovo gioco, che prende ciò che Bastion ci offrì al tempo e lo migliora. Le tematiche affrontate in Transistor sono molteplici e coloro che amano il mondo che ci circonda apprezzeranno particolarmente alcuni aspetti che il team ha deciso di mettere alla luce con questo gioco. Avvolto in un velo di malinconia questo gioco ci ha emozionato per il breve frangente della sua durata e in questa recensione vogliamo spiegarvi il perché.
L’utopia…
Il genere cyberpunk ha giocato un ruolo molto importante nel mondo letterario, cinematografico e videoludico. In questo genere molto spesso il termine utopia si trasforma in distopia per un semplice capriccio di qualcuno o perché coloro che non hanno diritti vogliono ciò che gli spetta. Insomma, di motivi per cui un utopia non debba funzionare ce ne sono a bizzeffe e non per niente il nome utopia significa “qualcosa di irrealizzabile”. Viviamo quotidianamente tantissime utopie che alla fine diventeranno i nostri ricordi fino a scomparire del tutto dal mondo fisico. Ricordiamo infondo che se “Quando tutto cambia, niente cambia”. Questa breve frase ha una potenza davvero enorme e se ci riflettiamo un momento con questa possiamo descrivere moltissimi avvenimenti storici.
Gli abitanti di Cloudbank non solo vivono tra la tecnologia, ma sono anche capaci di condizionare pressoché qualsiasi cosa durante la propria giornata. Dal tempo alla consegna della pizza. Il mondo è costruito su richiesta, non su misura. Ovviamente per dare agli abitanti tutto questo lusso migliaia di processi lavorano senza interruzione e tutto ciò ha finito per disturbare un gruppo di persone che vogliono cambiare l’andare delle cose, gli Orchestrali.
Red, la celebre cantante del quartiere Goldwalk viene attaccata da alcuni membri del gruppo dopo una sua esibizione e finisce per perdere la voce. Un suo amico per salvare la donna si getta contro l’enorme spada di nome Transistor. Tuttavia, la coscienza dell’uomo viene risucchiata dalla spada e da quel momento in poi Red si troverà da sola con come unico compagno una spada malinconica. Il potere della spada permetterà alla donna di raccogliere le coscienze dei caduti per creare delle mosse nuove con cui combattere i nemici.
Insieme si due inizieranno un lungo viaggio che li porterà a vedere il mondo sull’orlo della distruzione e della catastrofe globale. Il viaggio non sarà solo all’insegna dello ristabilimento delle condizioni iniziali del mondo, ma anche per vendicarsi di ciò che gli orchestrali hanno fatto a Red. Cosi tra i monologhi malinconici della spada, che a tratti diventano quasi dei soliloqui e tra i combattimenti andremo avanti in una città che ormai sta perdendo ogni suo aspetto originale e si trasforma in una giungla digitale.
La malinconia di Red
Viaggiare attraverso i vari corridoi e piazze della città non sarebbe una cosa del tutto nuova, ma come abbiamo detto prima, a parlare con noi c’è sempre la nostra spada, Transistor. Questa commenterà costantemente le nostre vittorie, aumenterà la nostra paura e ci farà immergere nel lugubre mondo nel quale ci troviamo. Il gameplay del gioco è piuttosto semplice e si appresta all’utilizzo di quasi tutti i tasti del pad. Grazie ai tasti principali potremo sferrare degli attacchi, memorizzati in precedenza grazie all’assorbimento delle coscienze dei nemici sconfitti. In effetti proprio su questa feature bisognerebbe stendere due parole in più per far capire il reale funzionamento delle abilità. Dopo aver assorbito un nemico esso ci darà una nuova abilità utile al combattimento e noi ne potremo utilizzare solo 4, con 2 abilità aggiuntive per ogni principale. Fin qui tutto sarebbe facile, ma gli sviluppatori hanno usato un escamotage per rendere il tutto molto più interessante. Ogni abilità consuma un numero variabile di memoria che transistor ha nel suo interno e quindi le abilità devono ricoprire il numero massimo delle barre di memoria. In tal modo non potremo utilizzare qualsivoglia abilità, ma saremo costretti a scegliere meticolosamente cosa usare e cosa scartare per il momento. Quando verremo sconfitti una delle nostre abilità principali verrà disattivata e cosi per quattro volte. Se da un lato ciò potrebbe facilitare tutta l’esperienza dall’altro lato potrebbe renderla anche più difficile visto che dopo tre sconfitte saremo costretti a combattere con una sola mossa.
Le mosse che potremo usare sono davvero molteplici e permettono al giocatore di creare un suo stile di combattimento in grado di abbattere più velocemente i nemici. Dalla nostra parte, però, ci sarà anche un’altra feature: la pianificazione degli attacchi. Pigiando il tasto R2 potremo congelare il tempo e pianificare un certo quantitativo di attacchi e movimenti. Anche in questo caso ci sarà una barra che ci dirà esattamente quanto spazio ci rimane e quindi la pianificazione dovrà essere ben studiata.
La storia, andando avanti sempre spedita e senza indugi finisce per durare solo qualche ora, ma dopo il termine della partita potremo ricominciare daccapo con il nostro livello e le nostre abilità attive. Una sorta di “Partita Nuova+”. Inutile dire, però, che si tratta comunque di una modalità che interesserà solo chi vorrà prendere tutti gli achievements o trofei presenti nel gioco
Un dipinto vivente
Transistor non è solo un semplice gioco capace di appassionarci grazie alla sua storia e al gameplay fluidissimo, ma ha una stramba capacità di rapirci grazie al comparto grafico. Effettivamente la primissima cosa che salta subito agli occhi è proprio il comparto grafico. Tutto il mondo sembra essere stato dipinto a colpi di pennarelli e pennelli, che insieme danno un effetto particolarmente bello e soddisfacente. Il colore predominante, il verde, regna sovrano sulla gamma cromatica, ma era anche una cosa piuttosto ovvia. Infondo il verde è il sinonimo della fantascienza. Camminare per Cloudbank diventa quindi quasi una passeggiata in un museo d’arte e questa aumenta quando vediamo delle sequenze animate, talmente belle da toglierci il fiato per un istante.
Altra cosa da non sottovalutare è la colonna sonora. Questo piccolo gioiello quale è Transistor vanta una colonna sonora davvero eccezionale e ogni suono non solo vi farà immergere nel mondo di gioco, ma in più vi trasmetterà l’idea esatta dei sentimenti e delle emozioni che provano i due (la coscienza dentro la spada e Red). I brani cantati sono stati interpretati ancora una volta dalla magistrale voce di Ashley Lynn Barret, che con i toni caldi e ammalianti ci trascina in una spirale di infinite emozioni che poi possono sfocare nel personale.
Transistor è un gioco riuscito in parte. Diciamo in parte perché vicino all’ottimo design, alle musiche da premio, al gameplay fluido troviamo una linearità davvero enorme e che qualcuno potrebbe non amare. Ci saremo aspettati qualche enigma da risolvere. Sicuramente si tratta di un prodotto di altissimo livello e anche senza un profondità nella variazione del gameplay il gioco appare come un quadro in un mondo scuro e tetro.