Umineko no Naku Koro Ni – Recensione

La famiglia Ushiromiya è una delle più importanti famiglie di tutto il Giappone sia per finanze che per potere. Il capofamiglia, Kinzo Ushiromiya, davanti al triste annuncio della sua morte imminente, ospita i suoi figli e nipoti, insieme al suo amico fidato, il dottor Nanjo, per l’annuale riunione di famiglia. Il 4 ottobre 1986 la numerosa famiglia Ushiromiya sbarca sull’isola Rokkenjima, residenza privata di Kinzo.
La riunione non è un pretesto per passare del tempo con il capofamiglia ormai prossimo alla morte, ma bensì un occasione per discutere della cospicua eredità che il vecchio avrebbe lasciato al suo successore una volta morto. Tuttavia, una minaccia accoglie i familiari: la strega Beatrice, che si dice infesti l’isola e che sia la responsabile della ricchezza della famiglia Ushiromiya, tornerà dal suo lungo sonno, grazie ad una filastrocca presente nell’epigrafe sotto ad un certo quadro.
Quel quadro, è il ritratto della strega.
Dopo vari litigi fra fratelli, la cena sembra chiudere un pomeriggio infernale, tuttavia il vero inferno è appena iniziato per la famiglia Ushiromiya

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Trucco o magia?

Umineko no naku koro ni è, senza mezzi termini, una delle più belle opere mai create dall’essere umano.
Ispirato al romanzo “Dieci piccoli indiani” della Christie, Umineko riesce a sorpassare il concetto stesso di giallo e distrugge le barriere fra fantasia e realtà.
Composto da 8 episodi divisi in due giochi, Umineko è la seconda serie del brand “When they cry” ed il terzo con questo nome. Il seguito è intitolato “Umineko no kaku koro ni: chiru” ed è il quarto del suo brand.
Grazie alla sua meta-narrazione ed alla cancellazione totale della quarta parete, Umineko riesce in tutto e per tutto ad essere un gioco senza che effettivamente ci sia un gameplay.
Infatti, il tutto avverrà nella mente del giocatore, che sarà spinto a riflettere sui fatti accaduti durante la storia, cercando di trovare una soluzione logica a ciò che avviene.
Umineko è una vera e propria sfida fra mistery e fantasy.
Realtà ed illusione.
L’obiettivo del gioco è quello di scoprire se gli avvenimenti siano un trucco o una magia.
Il protagonista, Battler, che a prima vista sembra un diciottenne cresciuto solo fisicamente, pervertito ed ignorante, sarà l’elemento chiave della vicenda.
Lui sarà il detective che porterà avanti l’investigazione.
Raramente vi capiterà di immedesimarvi in lui, a causa della sua particolare costruzione che si dirama via via capitolo dopo capitolo, mostrando sempre più sfaccettature della sua persona.

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Umineko tuttavia non si concentra tanto su Battler, quando più sull’essenza stessa del mistery. In breve, ogni immagine, ogni frase, ogni personaggio di Umineko è di per sé un mistero.
L’ottima costruzione di personaggi e sceneggiatura rende l’investigazione da parte del giocatore sia divertente che interessante, dato che il gioco stesso sprona il lettore a mettersi in gioco, a non smettere di pensare.
Chi si ferma è perduto, e la strega Beatrice non aspetta altro.
Divino, semplicemente divino.
Lo studio dei personaggi effettuato dall’autore è tale da riuscire a creare non degli esseri umani digitali, ma delle vere e proprie icone. Continuerete ad odiare ed amare come se foste lunatici ciascuno dei personaggi della vicenda, che attraverso la loro disperazione ed il loro amore faranno sicuramente breccia nei vostri cuori.
Romantico.
Umineko punta tutto sull’amore…
E sulla follia.

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Gli sprites rifatti sono decisamente molto suggestivi.

Dunque, l’amore.
E’ quello la chiave dell’opera, dove tutto va a finire.
Un amore spesso deviato, ma talvolta sincero.
Amore per l’amata.
Amore per la famiglia.
Amore per i soldi.
Qualsiasi tipo di sfaccettatura viene analizzata minuziosamente e Ryukishi non lascia assolutamente nulla al caso, da questo punto di vista.
L’inquietudine e la paura dell’essere umano è studiata talmente bene da suggestionare il giocatore, sia con espressioni facciali che con suoni grotteschi.

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Infatti, qualsiasi dubbio voi abbiate, qualsiasi cosa che pensiate sia rimasta campata in aria, l’autore riesce a spiegarla e a realizzarla, stupendo sempre con trovate ogni volta più geniali.
I misteri e gli indovinelli che troverete durante il gioco hanno più di un’interpretazione e lasciano molto spazio al pensiero, facendo passare notte insonni al giocatore.
La cura che Ryukishi mette nel proporre e risolvere misteri è encomiabile, perfezionata dal suo talento nella scrittura.
L’autore infatti riesce a dare alla sceneggiatura un tono adatto a qualsiasi situazione: dai momenti drammatici a quelli felici, dagli attimi di terrore a quelli di disperazione.
Il suo stile è malleabile e rappresenta una vera calamita per il lettore.
Riferimenti filosofici e storici sono solo la punta dell’iceberg della potenza intellettuale di Umineko: oltre ad offrire ottimi spunti di riflessione, mette in luce la psicologia dei personaggi attraverso non solo i loro comportamenti, ma anche grazie a scene strazianti che portano seriamente via il cuore al lettore.
Oltre ad essere ben scritti, la quasi totalità dei personaggi ha un carisma tale da far affezionare praticamente subito il giocatore, aumentando così la depressione man mano che gli episodi vanno avanti.
Nonostante la lunghezza dell’opera spaventi, dopo il primo episodio è tutto in discesa: una frenetica corsa verso la verità.
Vorrete sempre scoprire di più.
Vedere di più.
Capire di più.
Anche ai non amanti del genere giallo, quest’opera non farà altro che bene.

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La parte più importante oltre alla storia però è il comparto sonoro.
Essendo una sound novel (ovvero un romanzo visivo con alcune interazioni da parte del giocatore) è essenzialmente diversa da una visual novel: al posto di concentrarsi sui disegni, inizialmente si è dato molto più spazio sulla musica.
La musica di Umineko è, di fatto, una delle meraviglie del mondo.
Non solo riesce ad accompagnare più che degnamente ogni scena, ma arriva addirittura a suggestionare il lettore con musiche sia tristi che spaventose.
Essendo anche un horror, non mancheranno i momenti di paura, che sono davvero impressionanti e ben studiati.
Akiko Shikata è una degli artisti principali che hanno lavorato a quest’opera.
Le sue canzoni cantate in italiano, oltre ad essere orecchiabili, riescono ad affilare la lama che ci trafigge il petto ogni volta che guardiamo le scene finali.
Inoltre, grazie alla versione PS3 della Alchemist (disponibile solo in lingua giapponese), è stata creata una patch dotata sia doppiaggio (Jap) che di illustrazioni di alta qualità, degne di appartenere ad un capolavoro di questo genere.

[stextbox id=”alert” caption=”COMMENTO FINALE”]Difficile essere completi quando si parla di Umineko. E’ un’opera così complessa e particolare che non basterebbero dei libri interi per spiegarla. L’autore ha dimostrato più volte il suo talento con altre sound novel del calibro di Higurashi no naku koro ni e Rose Guns Days.
In merito ad Umineko, è doveroso condividere una citazione dell’autore che descrive bene l’opera:

« Per me, una storia dovrebbe essere come le montagne russe. Vale a dire che prima di scrivere una scena davvero crudele, devo sollevare il morale della gente, ad esempio con una scena divertente. […] Prima di scrivere una scena di disperazione pura, dobbiamo passare attraverso scene di speranza. Ed effettivamente, quando scrivo, tutto ciò mi diverte molto. »

Leggere Umineko non è una possibilità, è un dovere.
Trattamento diverso va riservato alla versione animata, decisamente di qualità infima ed al manga, che di per sé è un ottimo prodotto ed aggiunte scene extra alla novel.
Tuttavia, è consigliabile e sensato iniziare proprio dalla sound novel.[/stextbox]

Sull'autore

Gabriele Gemignani

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