Uncharted: L’Eredità dei Ladri – Recensione

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Dopo aver creato Crash Bandicoot, Naughty Dog ha sempre spinto fino al limite le proprie potenzialità. Dapprima con una trilogia strepitosa come quella di Jak & Dexter e dall’altra parte con il gioco che ha rimodellato la narrativa action d’avventura. Ovviamente parlo di Uncharted, che in ogni sua declinazione ha divertito i giocatori nel corso degli anni e di due generazioni. Ed ecco quindi che la Naughty Dog ha deciso di pubblicare una collection contenente Uncharted 4: La Fine del Ladro e Uncharted: L’Eredità Perduta, l’ Uncharted: L’Eredità dei Ladri.

Ho provato questa collection sulla nuova ammiraglia di casa Sony e senza alcun’ombra di dubbio vi posso dire che merita l’acquisto qualora non aveste ancora provato questo gioco. In quel caso vi consiglio comunque di giocare alla collection dedicata a Nathan Drake e alla sua prima trilogia.

Uncharted: L’Eredità dei Ladri

Uncharted 4

Ormai Nathan Drake si è ritirato dalla caccia al tesoro e si gode una vita senza interferenze accanto alla giornalista Elena Fisher. Felice, sicuro e un po’ annoiato, lavora per un’azienda di recupero, mantiene la sua tranquillità guadagnata con sudore inequivocabile e sceglie di aderire ad una diversa routine: niente più viaggi in luoghi paradisiaci, strane leggende e tesori inestimabili. Nathan era convinto di seguire questa via, ma ancora una volta l’imprevedibilità ha avuto il sopravvento, dal momento in cui entra in ufficio suo fratello, Sam, considerato disperso e addirittura morto. È bastata una stretta di mano per capovolgere nuovamente la vita di Nathan, adesso pronto ad inseguire il più grande tesoro mai concepito.

Uncharted 4: Fine di un Ladro insegue il desiderio di sorprenderci con delle sequenze visive parificabili ai film di stampo hollywoodiane. È un gioco che prosciuga la linearità tipica, ci dà la sensazione di un mondo aperto e al contempo misurato. C’è un rinfrescante accento sull’esplorazione, in questo caso maggiormente bilanciata e arricchita da nuove meccaniche di progressione. Nel dettaglio: il nostro ladro preferito può guardarsi intorno, adottare una strategia, imbattersi in vicoli ciechi e aree secondarie. Il gioco permette ad esempio di dondolare sui rampini, permettendo a Nathan di incanalare l’ego di Spider-Man; sono praticamente tipi di aggiunte, ingranate per amplificare il modo di esplorare. È difficile essere invasi dal senso di smarrimento, di vagare nello spazio vuoto o di risolvere – per citare – puzzle o enigmi in maniera occasionale. Fuori da ogni parametro, tutto sembra essere calcolato e studiato alla perfezione, segnato dalla convinzione di regalare un’esperienza unica.

Uncharted: L’Eredità dei Ladri

L’eredita Perduta

Il titolo di questo paragrafo dovrebbe lasciar trasparire quel pizzico di scetticismo che mi pervadeva quando venni a sapere di una “espansione” di Uncharted, avente come protagoniste Chloe Frazer, una vecchia ”fiamma” di Nathan e Nadine Ross, la spietata mercenaria a capo di un esercito, la Shoreline, vista in Uncharted 4. Non ho dimenticato tutte le botte da orbi mollate dalla bella mercenaria di colore ai danni del nostro Drake, quindi non è stato semplice digerire la prospettiva di vederla in veste di “eroina della situazione”. Mai prima impressione fu più sbagliata, il carattere di Nadine e Chloe ha consentito ai ragazzi di Naughty Dog di mettere in scena dei meravigliosi “botta e risposta” fra le due.

C’è da dire infatti che l’impalcatura narrativa ha come solida base l’analisi del “rapporto di coppia” fra le protagoniste, un rapporto inzialmente combattuto ma, come è nella tradizione Hollywoodiana, destinato ad evolversi. La ricerca del prezioso artefatto di turno, la Zanna di Ganesh, si rivela dunque un piccolo espediente per giustificare tutte le peripezie che le nostre eroine affronteranno. Dunque un intreccio che assolutamente non mi ha dato la stessa difficoltà di comprensione degli intrighi politici della saga Metal Gear, ma è stata comunque un’avventura godibilissima narrativamente parlando, che attinge a piene mani dalle migliori produzioni cinematografiche. Al tempo stesso Uncharted soffre di uno dei problemi più comuni dei cinecomic Marvel: un antagonista privo di spessore e assolutamente dimenticabile. A porre rimedio alla parziale superficialità del plot ci pensano un doppiaggio italiano di prima qualità, dialoghi ben scritti e animazioni facciali a dir poco eccezionali. Insomma, Uncharted ritorna con tutte le proprie armi vincenti e un pizzico di novità per quanto concerne il gameplay.

Uncharted: L’Eredità dei Ladri

Al livello grafico Uncharted: L’Eredità dei Ladri è una vera e propria bomba su Playstation 5. Lo era anche prima di questa collection ovviamente, ma stavolta la software house ha alzato ulteriormente il tiro con un comparto qualitativo fuori dal comune. I dettagli saltano subito all’occhio e sembra quasi un titolo sviluppato appositamente sulla nuova generazione. Questo dimostra ovviamente la grande capacità di Naughty nell’aver sviluppato un gioco che a distanza di diversi anni risulta essere ancora pazzesco da vedere e da giocare.

Sia che scegliate la modalità fedeltà o quella prestazioni, non vi troverete mai spaesati o delusi. In ambo i casi si sente una bella differenza rispetto alla prima versione sulla vecchia generazione. Anche gli effetti di luce giocano un ruolo importantissimo in questa conversione, mostrandosi più splendente che mai.

Al livello musicale parliamo sempre dello stesso gioco e ovviamente per me è solo un grande e grosso pregio. Adoro la colonna sonora di Uncharted e spesso la uso per scrivere, proprio come in questo momento. Allo stesso tempo è piacevole anche il doppiaggio in lingua italiana. Le voci sembano essere state adattate direttamente sui personaggi, tanto che delle preferisco questo doppiaggio a quello originale.

Per quanto riguarda il gameplay, bisogna dire che questa saga o la si ama o la si odia. L’action un po’ tamarro senza fronzoli che non punta alla precisione chirurgica non è per tutti. Bisogna dire che nel corso degli anni la saga è migliorata tantissimo, ma sotto alcuni punti di vista potrebbe essere ancorata a un faro del passato. Questo e il modo narrativo hanno creato quella definizione un po’ stramba come la Nautidoghizzazione.

Eppure, giocarci è dannatamente divertente oggi, come lo era anni fa. Attendiamo tutti Uncharted 5.

Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un non troppo giovane appassionato di tutto quel che ruota attorno alla cultura POP. Vivo con la passione nel sangue e come direbbe Hideo Kojima "Il 70% del mio corpo è fatto di film".