WWE 2K16 – Recensione

La serie di videogiochi sui protagonisti dell’universo della WWE è tra le più lunghe tra quelle che escono con cadenza annuale, ma è anche tra le più travagliate coi suoi alti e bassi tra vendite e qualità effettiva del gioco finale. Dopo il netto passo falso di WWE 2K15, a detta di molti dovuto al passaggio generazionale, Yuke’s ha una chance per un comeback in grande stile…

Royal Rumble

Prima le buone notizie: il roster di WWE 2K16 è quanto di più grande e completo si sia mai visto, con più di 100 personaggi giocabili tra Superstars, Divas e leggende, in alcuni casi in versioni diverse a seconda dell’anno preso in considerazione, e con un altro carico di personaggi DLC in arrivo. Anche solo spulciare la lista dei personaggi disponibili prima di ogni match, vedere le entrate in scena e sentire i Themes caratteristici sarà un’esperienza pronta a far riemergere a tradimento molti momenti nostalgici a tutti i fan, vecchi e nuovi. Ci sono ovviamente alcune mancanze, in effetti più obbligate che volute,una su tutte quella di Hulk Hogan, prima confermato, poi bruscamente gettato nell’oblio a seguito dello scandalo che lo ha coinvolto, causando la cancellazione dalla storia del Wrestling di tutta la sua carriera. Tuttavia a colmare questi vuoti ci pensa una nutrita schiera di fan che si improvvisano creatori di contenuti, i quali col loro impegno riproducono, in molti casi minuziosamente, tutti questi buchi nel roster, arricchendolo anche di supereroi, creazioni originali e altri personaggi della cultura popolare e dei videogames. La forte presenza della fan base è senz’altro un grande punto di forza di questa serie.

immagine 1

15 anni di show!

Una delle pecche di WWE 2K15 era la scarsa longevità della modalità carriera, difetto totalmente asfaltato in questo 2K16, in cui avremo ben 15 anni, settimana dopo settimana, di carriera a disposizione per diventare la più grande leggenda della storia del Wrestling. Partiremo come al solito con la nostra Superstar creata, e partiremo subito all’inseguimento del titolo NXT la il “campionato-scuola” della WWE. E qui iniziano le brutte notizie; proprio come nella vera WWE il modo più veloce, e talvolta l’unico modo per salire nella graduatoria e guadagnarsi le cinture sono le rivalità, dobbiamo però scordarci i discorsi coloriti, le bizzarrie, le provocazioni e la creatività con cui i “registi” al soldo di Mr. McMahon tengono viva l’attenzione del pubblico sui vari feud per intere decadi, in WWE 2K16, la rivalità è semplicemente una questione di pazienza nello sfidare settimana dopo settimana dopo settimana lo stesso avversario, stalkerandolo o venendo stalkerati le poche serate in cui non è previsto un incontro tra voi due. Il concetto di realismo nella programmazione scompare quando vi renderete conto che ad OGNI sera di show voi avrete un incontro in programma, manco foste Ultimate Warrior ai tempi in cui era al massimo della forma, tra l’altro sempre come secondo evento o come evento finale.

Sulla carta, a seconda dei risultati del match, le relazioni con gli altri membri del roster cambieranno in positivo o in negativo, generando alleanze o rivalità; abbiamo detto sulla carta perché le meccaniche con cui ciò avviene sono a dir poco oscure; i personaggi tendono ad odiarti o stimarti a caso, per non parlare del manager con il quale a volte i rapporti miglioreranno se si vince, altre volte peggioreranno a prescindere dalla vittoria, per poi crollare drasticamente in caso di pareggio, per poi arbitrariamente migliorare ancora dopo una batosta. Noi non ne siamo venuti a capo, ne il gioco ci ha dato delucidazioni.

Discutibile anche la scelta di farci partire ancora una volta con un personaggio con statistiche ridicole ed incatenato ad una progressione estremamente lenta e complessa, costringendoci o a padroneggiare alla perfezione i controlli e sfruttare al massimo le pecche dell’IA, o a racimolare qualche punto abilità collezionando batoste fino ad avere dopo molte ore statistiche almeno decenti. In entrambi i casi, insistendo a giocare la modalità carriera diventeremo bravissimi a calcolare i tempi di colpi, prese e contromosse, rendendo i match di esibizione con le vere Superstar un gioco da ragazzi. Una scelta discutibile, come abbiamo detto, ma in un certo senso anche valida, sotto un certo punto di vista… punto di vista che crolla come un Carlito qualunque sotto i colpi di Big Show, quando scopriamo che sullo store è presente A pagamento un boost per partire con delle buone statistiche, che permettono di godersi appieno la modalità carriera fin da subito senza il peso del misero 66/100 di default; una caduta di stile che ben rappresenta la politica della WWE di far pagare ai fan fior di quattrini per vedere i PPV in cui le rivalità tra lottatori giungono all’epilogo.

Se a tutti questi fattori aggiungiamo un editor di personaggi pieno di buone idee ma mal progettato, che rende difficilissimo editare il volto del nostro personaggio senza trasformarlo in un mostro deforme e asimmetrico, una scelta di costumi molto ridotta rispetto ai titoli per la precedente generazione, un editor di entrate appena decente, e l’obbligo di dover usare tutte le mosse del nostro repertorio ad ogni incontro per migliorare più velocemente le nostre statistiche, rendendo ogni match una copia di una copia di una copia del precedente, è palese che questa nuova modalità carriera è il punto più basso dell’esperienza di gioco di WWE 2K16. Continuiamo inoltre a sentire la mancanza di una buona campagna manageriale, come nel vecchio Smackdown! VS Raw continuando come al solito a sperare nell’anno prossimo…

immagine 2

Scale e Serpenti (a sonagli)

L’altra modalità in singolo di WWE 2K16 segue la lunga e fortunata carriera di Stone Cold Steve Austin, partendo dallo storico incontro contro Jake The Snake in cui pronunciò lo storico discorso “Steve Austin 3:16” e seguendo le storyline delle sue grandi rivalità, come quella contro Bret Hart o Undertaker. Questa modalità è composta di una serie di incontri in cui avremo l’obiettivo di vincere riproducendo mosse messe a segno durante questi storici match. Spesso ci ritroveremo ad interpretare tramite una serie di semplicissimi quick time events anche delle situazioni particolari, rendendo il tutto più uno spettacolo dei ricordi che un vero incontro. Col raggiungimento di tutti gli obiettivi sbloccheremo filmati, scenette, e soprattutto la vasta collezione di leggende della WWE. Raccomandatissimo ai nostalgici.

immagine 3

Tornado Tag

Se invece quello che vi interesse è l’azione fine a se stessa, nel gioco è ovviamente presente la modalità esibizione, in cui come davanti a una grossa cesta di giocattoli, potrete decidere chi e come si affronterà sul ring. I combattimenti in se sono molto tecnici, lontani anni luce dai picchiaduro classici; i lottatori una volta ricevuto l’input attendono spesso il momento migliore per eseguirlo, e chi subisce il colpo spesso agevola il tutto, facendo sembrare “finto” il match, e per questo, paradossalmente, rendendo il tutto più realistico (dopotutto stiamo parlando di Wrestling, lo “sport entertainment”). Sono state riviste le meccaniche delle sottomissioni, che ora funzionano con dei minigame con difficoltà proporzionale, e le contromosse, non più legate all’abilita dei wrestler, ma alla sola abilità del giocatore in abbinamento ad una barra che si consuma man mano che capovolgerete le mosse. WWE 2K16 è quindi un gioco con combattimenti poco immediati ed intuitivi, difficilmente potreste divertirvici giocando insieme ad un amico che lo vede per la prima volta, e visto che anche i server per il multigiocatore online lasciano un po’ a desiderare, questo non è il miglior gioco da giocare contro lottatori non governati dalla IA.

Conclusione

Un’altra cintura mancata per questa serie, il miglior roster mai visto bilancia un gameplay scarso e non abbastanza dinamico, costruito riciclando elementi a caso preso dai precedenti titoli, mentre una pessima modalità carriera fa da controparte alla divertente e abbastanza varia modalità dedicata al Texas Rattlesnake Steve Austin. Il semplice fatto di essere migliore del suo predecessore non lo rende automaticamente un gran bel gioco. Secondo noi, come molte serie a cadenza annuale, WWE 2K ha bisogno di un anno di pausa per consentire agli sviluppatori di partire da zero e ri-rivoluzionare il genere picchiaduro di Wrestling, anche curando un po’ meglio il comparto tecnico.

Sull'autore

Michele “Azzie"

Ho la straordinaria capacità di inventare cose che già esistono e di dire cose incredibili che diventano ovvietà pochi anni dopo. Inoltre mi piacciono i videogiochi, motivo principale per cui scrivo qui.