Yakuza Kiwami 2 – Recensione

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Ormai è chiaro: questo è il miglior momento per approcciarsi alla serie di Yakuza. Dopo un importantissimo prequel, qual era Yakuza 0, e il primo storico capitolo della saga, Yakuza Kiwami, questa volta SEGA ci ripropone, invece, il secondo capitolo. Yakuza Kiwami 2 è, infatti, il remake di Yakuza 2 che, a mio avviso, è uno dei capitoli più intriganti dell’intera saga. Anche questa volta ci troviamo di fronte ad un lavoro di notevole qualità.

YAKUZA KIWAMI 2
Il ritorno del dragone.

Dragon vs. Dragon

Trattandosi di un remake, ovviamente, la storia presente è la stessa che abbiamo giocato nel lontano 2008. Per chi non lo conoscesse, Yakuza 2 è ambientato circa un anno dopo gli eventi del primo capitolo. Kiryu, dopo aver lasciato il suo ruolo da quarto comandante del Tojo clan, ha deciso di allontanarsi dalla sua vita “spericolata” per stare insieme ad Haruka. Tuttavia, la calma non dura a lungo quando, all’anniversario della morte di Yumi, Terada viene assassinato davanti agli occhi di Kiryu. Quindi, per onorare il suo ultimo desiderio, Kiryu si imbarcherà in un’altra avventura all’insegna di mazzate imbottite di mazzate e condite con mazzate. Concettualmente il gioco va avanti nel più classico dei modi che potrebbe sembrare anche molto noioso all’apparenza: “raggiungi il punto A, poi vai al punto B e in seguito a quello C”. Tuttavia, è ciò che lo circonda, la profondità e la capacità di coinvolgere il giocatore nella sua trama, a renderlo perfetto così. Per non parlare delle substories, che restano sempre delle divertentissime e interessantissime missioni secondarie.

I personaggi introdotti da questo capitolo, come Sayori e Gōda seguono il canone della serie: caratterizzati in modo ineccepibile senza mai risultare incoerenti.

Anche le novità introdotte da questo remake mantengono gli stessi standard qualitativi. Primo fra tutti, da lodare è la “Majima saga”.  Storia che racconta il susseguirsi di eventi, avvenuti tra il primo ed il secondo Yakuza, con protagonista l’orbo yakuza che tutti conosciamo ed amiamo, Goro Majima.

YAKUZA KIWAMI 2
Un selfie al funerale, la nuova frontiera dell’estremismo.

Majima Majima Majima kensetsu!

Lo stesso gameplay rende divertentissimo questo titolo, spazzando, forse, via ogni possibile noia.

La prima cosa che si nota, non appena abbiamo il controllo di Kiryu è che per questo gioco è stato usato il dragon engine a differenza del primo Yakuza Kiwami, ciò si traduce in una fisica ben più realistica, al prezzo di un combat system un po’ meno ricco. Infatti, se c’è qualcos’altro che vi salterà presto all’occhio è, come già visto in Yakuza 6, la presenza di un unico stile di combattimento. Addio quindi Brawler, Rush, Beast e Dragon. Ci ritroveremo di conseguenza ad affrontare dei combattimenti, forse, meno “spettacolari” di quelli vissuti in Yakuza 0 e Kiwami 1, ma non necessariamente. Lo stile di Kiryu in questo titolo è comunque molto godibile, soprattutto man mano che si sbloccheranno nuove tecniche accumulando esperienza. Io, in tutta onestà, giocandolo mi sono ricreduto da questo punto di vista, poiché nonostante le combo – con la possibilità di arricchirsi con qualche colpo caricato ma nulla più – variano di poco, mi sono ritrovato a non evitare quasi mai un combattimento, cosa che invece ho fatto più spesso negli altri due giochi.

Ma Yakuza, si sa, non è solo calci e schiaffoni: è condito da tantissime attività collaterali. Il “retro gaming” presente in questa iterazione è, a mio avviso, uno dei migliori di sempre, pur presentando solo due titoli: Virtua Fighter e Virtual On. Entrambi scelte molto interessanti come “giochi nel gioco”. Ma ancor più interessante è la riproposizione della gestione del cabaret club, una delle mie attività preferite presenti in Yakuza 0. Questa volta sarà Kiryu a dirigerlo, il Four Shine per l’esattezza, il cui proprietario ci suonerà molto familiare. Come se non bastasse, fa il suo ritorno anche la modalità aggiunta per la prima volta in Yakuza 6, il Clan Creator. Si tratterà di una sorta di tower defense che vi intratterrà come tutto il resto del gioco. Come ciliegina sulla torta, quest’ultima modalità è possibile anche provarla online.

YAKUZA KIWAMI 2
Tutto regolare.

Tutti in vacanza a Sotenbori

La qualità del Dragon Engine è lampante: sacrificando il framerate – che, però, si mantiene granitico ai 30 fps – raggiunto in Yakuza 0 e Kiwami, abbiamo in cambio un impatto grafico notevole. Così come il maggiore realismo che contraddistingue questo e la penultima iterazione della saga (Yakuza 6). La maggior resa grafica non è solo riscontrabile nei personaggi, i cui volti sembrano più umani e “vivi” rispetto al passato, ma anche – e soprattutto – nelle due grandi ambientazioni del gioco: Kamurocho a Tokyo e Sotenbori ad Osaka.

Le due città non sono solo più belle di quanto ricordassi, ma sono anche molto più vive. L’incremento del numero di persone a schermo è notevole e, fortunatamente, è accompagnato da fluidità e una grande stabilità tecnica. La possibilità, poi, di passare alla visuale in prima persona aiuta ad immergersi ancor di più nelle ambientazioni, donandoci uno sguardo molto fedele su degli stupendi quartieri. Nonostante sia risaputo che Kamurocho e Sotenbori siano dei luoghi fittizi, è altrettanto risaputo che questi prendono ispirazione da posti veramente esistenti in giappone (come il quartiere di Kabukicho).

Le musiche, anche questa volta, accompagnano lo scorrere del gioco risultando ottime per le situazioni in cui vengono riprodotte. Stesso discorso può esser fatto con le canzoni disponibili per il karaoke che possono piacere come no (mi manca Bakamitai), ma è indiscutibile che non sembrano messe lì a forza.

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