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Gli ultimi anni nel genere degli sparatutto ci hanno regalato delle storie di svariato genere, con delle controparti multigiocatore davvero niente male. Inutile dire, però, che i leader di questo genere rimangono i due colossi quali Battlefield e Call of Duty. Due gestazioni differenti per due produzioni altrettanto diverse e ormai è un’eterna lotta al vincitore dello sparatutto per eccellenza. Questo dualismo ha portato EA e Activision a scontrarsi con diverse ambientazioni di gioco, iniziando dal passato e terminando con il futuro. Ricordo infatti che gli ultimi Call of Duty erano sempre a tema futuristico, cosa che sembrava aver convinto solo in parte i giocatori e dopo Battlefield 1 con la Prima Guerra Mondiale era lecito aspettarsi anche il concorrente puntare sulla scia del passato.
Con questo non voglio dire che si tratta di uno spunto o di una copiatura. Ogni titolo necessita di qualche anno di sviluppo e ciò rende impossibile, o quantomeno improbabile la possibilità di copiare. Si tratta semplicemente di una ricerca del mercato, che ha visto il ritorno al passato trionfare sulle nuove glorie. Quest’anno sono i ragazzi di Sledgehammer Games a essere i protagonisti del nuovo capitolo dedicato agli impavidi soldati che combattono contro le forze del male. Stavolta queste forze sono rappresentate dalle truppe naziste, mentre quelle del bene dai soldati americani. Forse su questo punto si è cercato di calcare troppo, ma ne parleremo tra pochissimo nel paragrafo dedicato alla storia e a tutti i suoi risvolti.
Siamo l’unica speranza…
Inutile negare l’evidenza, gli Stati Uniti d’America hanno sempre saputo creare delle pellicole cinematografiche che esaltassero i loro soldati all’interno di un conflitto bellico. La loro bravura nel mettere in mostra quello spirito da Captain America è insuperabile e anche questo Call of Duty: WWII lo mette in bella mostra fin dalle primissime battute. Dei soldati che scherzano in modo amichevole in una tenda prima dell’inizio della caduta verso il baratro. Le onde che si scagliano contro dei barconi metallici, spingendo i soldati verso quella spiaggia in Normandia, che oggi chiamiamo D-Day (il giorno della morte).
Era la mattina del 6 giugno del 1944 e le forze naziste accolsero l’arrivo degli alleati con delle mitragliate che tagliavano la spiaggia in due, uccidendo, ferendo, mutilando e deturpando le vite dei giovani soldati. Qualcuno guardando questa scena ricorderà la drammaticità dell’incipit di quella meraviglia del 1998 di Steven Spielberg, Salvate il Soldato Ryan con un meraviglioso Tom Hanks nei panni di John Miller. A tratti potrebbe sembrare proprio questo, una sorta di reinterpretazione del grande classico cinematografico, ma non è cosi, anche se nelle scene iniziali l’orrore è pressoché simile. La storia prosegue la sua storia, incrociandosi con le truppe alleate per qualche piccolo aiutino. I personaggi sono come da tradizione “codiana” caratterizzati a dovere e alcuni degli attori li riconoscerete sicuramente per dei film. Il tutto proseguendo con una drammaticità che potrebbe giocare di nuovo a favore di Call of Duty per quanto riguarda il premio per la miglior sceneggiatura, ma staremo a vedere.
Detto qualche dettaglio sulla trama, passo un attimo a rassegna ciò che concerne una breve critica riguardante la storia. Nonostante un’ottima sceneggiatura, un doppiaggio cinematografico e delle parti incredibilmente realistiche bisogna dire che c’è un bel difetto in questo COD. Fin dalle prime battute sembra quasi una propaganda delle grandi forze statunitensi. Si potrebbero capire alcuni discorsi d’incoraggiamento ai propri soldati da parte dei comandanti, ma si va avanti per troppo con questa sensazione di avere in mano il potere di far cambiare tutte le sorti della seconda guerra mondiale.
Parlando invece del gameplay di questa campagna, che vi intratterrà per 6 ore circa, posso dire che i passi in avanti sono stati fatti, senza alcuna paura. Ovviamente ci si troverà sempre all’interno di uno sparatutto classico, ma la prima cosa che si nota è la necessità di utilizzare i kit medici per recuperare la vita, una mossa che ci riporta nel lontano passato, ma nel migliore dei modi. Nel team avremo sempre qualche compagno che potrà fornirci un medikit oppure degli oggetti di supporto, ma non in tutte le missioni. In alcuni casi avremo tutto, in altri solo i proiettili o le granate e cosi via. Però nelle mappe i medikit sono presenti un po’ ovunque. Altra novità molto piacevole è sicuramente la presenza di alcuni quick time events, che nei momenti precisi da un senso di cinema vero. Tra l’altro alcune sequenze sono ben diverse da ciò che siamo abituati a vedere all’interno degli altri giochi. Come di consueto, la campagna ci darà la possibilità di utilizzare sia gli approcci stealth che quelli a lunga e breve distanza, accontentando cosi quasi tutti i tipi di giocatori, ma passiamo alla parte principale del gioco, costituita dalle sue due modalità online.
Allons-Y!
Da molti anni la modalità zombie rappresenta un vero e proprio baluardo per i giocatori, un modo per affrontare delle ondate dei mangia carne con i propri amici. Con gli anni tale modalità è stata modificata a dovere e con Infinite Warfare era possibile riconoscere una certa ispirazione in Darkness, il videogioco tratto dall’omonimo fumetto creato dal trio Garth Ennis, Marc Silvestri e David Whol. Stavolta invece facciamo chiaramente un tuffo nel passato, con una piccola storia che funge da preambolo all’azione vera e propria.
Un gruppo di antieroi devono svolgere una missione ai danni dei nazisti che ultimamente derubano i paesi conquistati ed esportano le ricchezze. Il cast come sempre è stellare e comprendere David Tennant (Doctor Who, Broadchurch), Elodie Yung (Daredevil, Defenders), Katheryn Winnick (Vikings), Ving Rhames (Pulp Fiction) e Udo Kier (Ace Ventura, Blade, Grindhouse). Attori tutto d’un punto insomma, ma purtroppo con un grave difetto. È impossibile selezionare la lingua inglese per ascoltare il doppiaggio originale degli attori e ciò va poi a discapito delle loro caratteristiche linguistiche. Per fortuna anche il doppiaggio italiano si difende bene e prosegue per la sua strada in modo perpetuo.
La struttura del mondo zombie ora appare leggermente diversa rispetto a prima. Non è più possibile chiudere i varchi che gli zombie aprono per passare nell’arena. Ciò cambia totalmente il metodo d’approccio per combatterli, ma per fortuna lo spazio per correre e scappare è abbastanza grande, ma attenti a separarvi, potrebbe essere un errore fatale. Durante tutte le ondate bisognerà svolgere delle missioni che ci permetteranno di andare avanti e sconfiggere alla fine il villain, ma non sarà facile, per niente. Uccidendo gli zombie acquisiremo i punti che ci daranno la possibilità di acquistare delle nuove armi, sbloccare le aree del gioco e acquistare i vari potenziamenti per proteggersi dagli attacchi.
In questa modalità il matchmaking richiede un giusto tempo di preparazione in quanto ogni personaggio ha una propria abilità che può aiutare i propri alleati o danneggiare il nemico e quindi la calibrazione è essenziale. La velocità di ricerca non ha trovato alcun problema e le partite si trovano in brevissimo arco di tempo. Oltre tutto è possibile creare una propria partita personalizzata, divertendosi cosi con gli amici in party.
La rivoluzione
Ed eccoci arrivati alla struttura principale, quella del gioco online. La parte principale di tutto il titolo, che stavolta vede una rivoluzione in quasi ogni sua parte. Inizio con dire che potremo scegliere alcune delle classi prese dalle truppe inglesi, canadesi, statunitensi e francesi. La totale mancanza delle truppe sovietiche è ovviamente una follia viste le azioni svolte durante la seconda guerra mondiale, ma potrebbe avere un senso considerata la parte narrativa. Bisogna dire però che tale mancanza ha scatenato un bel putiferio sul web in quanto si tratta forse la prima volta che un alleato di tale portata è stato estromesso totalmente dalla modalità online. Nonostante le difficoltà di realizzazione, sarebbe forse stato meglio realizzare qualcosa simile a War Thunder, con tanti paesi in continuo aggiornamento (e infatti ci sono anche i carri italiani in quel titolo). Però bisogna dire che le presentazioni delle varie classi sono davvero evocative e fanno venire la voglia di scendere sul campo di battaglia.
Partiremo da una base militare alleata, chiamata HQ (Quartier Generale) in cui ci saranno delle missioni da prendere in carico, allenarsi con le armi e cercare di mettere in atto alcuni semplici obbiettivi. Per ora questo posto lo possiamo visitare da soli o solamente con i componenti del party, ma solo per degli errori con i server. In seguito infatti, sarà possibile visitare tale luogo in presenza di tantissimi altri giocatori. Insomma, un po’ come in tutti gli MMO o più precisamente, come in Destiny. Potremo in ogni momento modificare il nostro personaggio con diversi volti disponibili e con alcuni abbellimenti come l’elmetto protettivo. Questo ovviamente è solo una protezione visiva in quanto non vi proteggerà in nessun caso da un proiettile diretto verso la vostra materia cerebrale. Le armi come sempre sono a sblocco ed è possibile ottenerle salendo di grado con il soldato. Ognuno di queste possiede degli slot predestinati per dei miglioramenti come il mirino reflex, l’impugnatura di qualità e cosi via dicendo. Ovviamente questo vuol dire che un giocatore di grado alto avrà comunque più chance di uccidere piuttosto che un novellino. Questo è però un classico problema di tantissimi giochi online e lo si accetta per quel che è.
Le partite online si distinguono come sempre in un 6vs6 come numero massimo tra le diverse modalità di gioco. Dal classico Deathmatch a squadre fino a quello delle bombe che ricorda parecchio il classicissimo Counter Strike. Infine c’è la modalità calcio. Questa se vogliamo dirla tutta somiglia leggermente a Quiddich. Un giocatore deve prendere una palla sportiva a portarla alla metà, mentre i giocatori nemici hanno come obbiettivo la sua eliminazione e la presa del pallone. Ovviamente questa è una modalità che sarebbe meglio giocatore con tutti gli amici, ma per fortuna il matchmaking di Call of Duty: WWII ci mete quasi sempre con i giocatori del nostro stesso paese. In questo modo si eliminano parecchie grane. Purtroppo per ora è ancora presto per dare un giudizio definitivo della modalità online e quindi vi consiglio di restare con noi per una seconda parte della recensione dedicata solamente alla modalità online più approfondita.
Vedo dei crucchi all’orizzonte
Come ogni titolo AAA, anche questo COD ha dalla sua una componente tecnica stupefacente. L’ambiente del gioco è stato ricreato in modo certosino attorno a qualcosa di cosi brutale da ricordare. Gli effetti di luce illuminano tutto il circondario in modo realistico e lasciano poco spazio all’immaginazione, ma è molto meglio cosi alla fine. Altresì colpiscono anche gli effetti particellari delle esplosioni e del pluviscolo, ma l’acqua andrebbe leggermente rivista. Si tratta purtroppo di un problema che ancor oggi molti giochi si portano dietro. I veicoli e i velivoli sono ricostruiti prendendo in esempio i modelli realistici, ma i carri sono pochi e la stessa cosa vale anche per gli aerei.
I personaggi stavolta hanno superato il realismo del Infinite Warfare grazie al motore grafico potenziato e migliorato. I volti sembrano essere usciti direttamente dal cinema e il distacco tra i filmati e il gameplay è quasi istantaneo e non invasivo. Anche durante le scene giocabili, i volti dei soldati esprimono tutte le emozioni che sentiamo nominare e ciò è chiaramente fantastico per la massima immedesimazione. Anche al livello sonoro però, devo dire che il gioco si difende bene sia sotto il punto di vista del doppiaggio, realistico crudo, che dal punto di vista dei
suoni. Probabilmente solo gli aerei sono un po’ poco credibili, ma trovare le sonorità dei velivoli dell’epoca oggi non dev’essere una cosa facile da trovare. Per quanto riguarda le musiche vere e proprie, posso dirvi che non vi annoierete in nessun momento del gioco, online o meno. La ricerca della musica orchestrale ha i suoi punti d’interesse davvero niente male, ma ovviamente non è qualcosa che ricorderete a distanza di anni.
[stextbox id=”alert” caption=”COMMENTO FINALE”]Quest’anno i ragazzi di Sledgehammer Games hanno tirato fuori un Call of Duty: WWII davvero imponente sotto quasi tutti i punti di vista. Graficamente si tratta di un titolo di grandissimo valore e anche la storia in tutta la sua semplicità conquista i giocatori, anche se purtroppo sono tutti scenari già visti e la presenza della sola campagna statunitense rappresenta un grande deficit. La vera rivoluzione avviene però nella modalità multigiocatore. Stavolta si unisce un sistema alla MMO con quello dello sparatutto classico e il tutto adibito con delle modalità davvero interessanti, ma ne parleremo più avanti. Anche la modalità zombie è un po’ cambiata rispetto a prima, ma non per questo più brutta. Si tratta forse di uno dei migliori Call of Duty degli ultimi anni per tantissimi motivi.[/stextbox]