Clara e le Ombre – Recensione

Ognuno di noi ha un suo periodo d’oro che adora per una ragione o per un’altra. Io personalmente adoro gli anni d’oro del Jazz e vorrei averla vissuta per alcune cose che oggi non ci sono più. Allo stesso tempo vorrei vivere il pieno degli anni 80, visto che sono nato proprio sul finire di questi. Anni che hanno fatto nascere le migliori avventure che oggi conosciamo e adoriamo come i Goonies oppure quel capolavoro che è Stand By Me. Gli anni 80 profumano di nostalgia anche a chi è nato nel 2000 e creano quella bellissima sensazione di malinconia agrodolce. Sono gli anni delle avventure, di Indiana Jones, dei Ghostbusters e ovviamente quelle videoludiche. The Legend of Zelda fa la sua comparsa e sconvolge completamente il mercato e il mondo fantasy.

Insomma, gli anni 80 sono importanti per tutti e oggi ci sono tante storie che ne parlano con il giusto tono. Netflix ha il suo Stranger Things, che tutti aspettiamo come il panettone a natale. Su queste pagine vi ho parlato anche di Paper Girls, ma stavolta mi sono trovato a leggere una storia che mi piace per tanti altri motivi, che vanno oltre il periodo dell’ambientazione, Clara e le Ombre. Scritto da Andrea Fontana e disegnato da Claudia Petrazzi, il graphic novel edito da Editrice Il Castoro Edizioni sorprende per quel aria retrò che personalmente mi ha sorpreso fin dalla prima pagina.

 Clara è una giovane teenager che si ritrova con la sola guida del padre visto che la madre ha deciso di lasciarli per cercare una nuova vita. Questo ha portato il padre a lasciare la grande metropoli per trasferirsi a Brattleboro. La piccola cittadina  è angusta, grigia e poco ospitale, ma è quella la loro nuova casa. Clara soffre di piccoli attacchi epilettici che la costringono a vedere delle strane figure sotto forma di ombre che le sussurrano delle cose spiacevoli, indebolendone lo spirito. Arrivata a scuola, la giovane si trova presa di mira da un gruppo di ragazzini, facendola chiudere in se stessa ancora di più. Ed è solo quando un bullo inizia a spingerla e maltrattarla che arriva un ragazzo ad aiutarla, facendola entrare poi nel suo circolo di amici. Ragazzi che per un motivo o un altro sono tenuti ai margini della società e che vengono presi in giro per svariati motivi.

L’amicizia improvvisa tra tutti sarà il collante verso un’avventura paranormale in cui sono le paure e la rabbia a fare tutto. La piccola cittadina diventa il teatro di una battaglia in cui il fantastico va a mescolarsi con le tematiche molto attuali di cui sentiamo parlare parecchio in quest’ultimo periodo

Va subito detto che Andrea Fontana ha imbastito una storia semplice, dai toni retrò, ma allo stesso tempo funzionale dall’inizio alla fine. C’è tutto ciò che possiamo desiderare da un racconto anni 80 e per certi versi, ho preferito questa storia a tante altre più famose. Ci sono sicuramente alcuni tratti narrativi molto semplici, ma se proprio dovessi trovare il pelo nell’uovo allora direi che il problema primario sono i dialoghi profondi tra i ragazzi. Sembra infatti che a parlare sia proprio un adulto e non un ragazzino e ciò stona leggermente con l’anima dell’opera. Si tratta di un difetti su cui non tutti saranno concordi, ma a mio avviso, una leggerezza maggiore nei dialoghi sarebbe stata molto utile. La conoscenza di Andrea nel campo narrativo è comunque alta e lo dimostra padroneggiando perfettamente ogni singolo momento, dando una giusta ritmica alle scene. Tra l’altro, vi consiglio anche di leggere altri scritti di Fontana, come ad esempio il saggio dedicato allo Studio Ghibli che ho recensito tempo fa.

Interessante comunque  che la città con delle strane figure in realtà è la stessa in cui è ambientato un famoso racconto di H.P. Lovercraft. Ovviamente hanno poco in comune le due storie, ma qualche spunto è stato sicuramente preso dal racconto del famoso scrittore.

A coadiuvare i testi ci pensa Claudia Petrazzi, che colpisce duro con lo stile un po’ retrò e un po’ dark.  Il tratto ricorda un po’ quello dei film di Tim Burton, ma non so perché, anche di Beavis and Butt-head. I personaggi hanno delle ottime espressioni facciali, che trasmettono tutto al letto in modo veloce e diretto. L’azione è pressoché assente e in quei brevi frangenti ed è sempre dominata dalla staticità, che comunque non da fastidio. La caratterizzazione di ogni personaggio fa distinguerli con facilità e soprattutto è possibile averne uno preferito e personalmente vorrei tanto altri spin-off con questo strampalato gruppo di amici.

Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un giovane appassionato del mondo videoludico e di tutto ciò che lo circonda. Cresciuto con i videogiochi e libri tra le mani ha deciso di unire la sua passione per la scrittura con quella per i videogiochi ed ecco perché si trova qui.