Danganronpa: Trigger Happy Havoc – Recensione

Danganronpa: Trigger Happy Havoc, è proprio il caso di dirlo, si è fatto un bel giretto tra le piattaforme prima di approdare su Steam il 18 febbraio scorso. Pubblicato per la prima volta nel 2010 per PSP, è stato in seguito sottoposto non solo a svariate conversioni (iOS, Android e PS Vita), ma è stato anche adattato per ben altri formati quali i manga e gli anime. Ma di cosa si tratta? Danganronpa, presto detto, è un videogioco legato al genere delle visual novel che decide di annoverare delle meccaniche ispirate a quelle dei processi di Ace Attorney.

Danganronpa: Trigger Happy Havoc

Scrivere di Danganronpa: Trigger Happy Havoc (primo dei due titoli della saga) non sarà facile, in quanto si tratta di un gioco particolarmente basato sull’intreccio e lo sviluppo della trama. L’attività di fatto predominante è la lettura in lingua inglese senza possibilità di scelta (un elemento, questo, ampiamente giustificato da come le parole stesse siano talvolta parte integrante delle meccaniche di gioco). In ogni modo, siamo stati estremamente attenti a non svelare nulla di sensibile o che non sia già largamente anticipato dal materiale promozionale.

LA CLASSE NON È ACQUA

Danganronpa: Trigger Happy Havoc concentra le proprie vicende attorno a un istituto estremamente prestigioso: la Hope’s Peak Academy. Solo il meglio del meglio del meglio può sperare di mettere piede al suo interno, a prescindere dal campo di eccellenza vantato dai propri studenti. Così però non è stato per noi! Il gioco, infatti, ci metterà nei panni di Makoto Naegi (in veste di Ultimate Lucky Student), selezionato in seguito a un’estrazione. Come potete ben vedere, lui stesso si definisce uno studente totalmente nella norma.

Danganronpa: Trigger Happy Havoc

Dal momento che in rete si discute parecchio a proposito di questo istituto e ai suoi candidati, Makoto ha deciso di informarsi un po’. Ciò che non avrebbe mai potuto prevedere, tuttavia, sono le circostanze in cui avrebbe incontrato i suoi futuri colleghi. Tutti, noi compresi, diverremo infatti prigionieri di un luogo di cui non si riescono a stabilire né le dimensioni reali né la posizione. Beh, una certezza ce la abbiamo in realtà: siamo tutti nelle grinfie di Monokuma. Si tratta una figura grottesca che non mancherà mai di intromettersi all’improvviso, facendo dello spirito fuori luogo mentre ci informerà delle nuove regole a cui sottostare nella nostra nuova casa.

Ebbene sì, avete capito bene: non si può uscire. E quando Monokuma dice “vita scolastica” intende proprio l’intero arco della vita degli studenti! E infine, giusto per rigirare il dito in una piaga già piuttosto purulenta, Monokuma si disferà della sua finta ingenuità per renderci partecipi di una verità piuttosto sconvolgente. A quanto pare, in realtà, è possibile ritrovare la libertà. Il problema è il requisito da dover rispettare in maniera tassativa: uccidere un altro candidato. Inoltre, è indispensabile anche non venire scoperti e farla franca nel corso di un processo che avrà luogo puntualmente in seguito a un dato delitto.

Danganronpa: Trigger Happy Havoc

Considerando il fatto che le udienze piuttosto particolari sono un pilastro fondamentale di Danganronpa: Trigger Happy Havoc, è facile immaginare come la convivenza pacifica non andrà per le lunghe. Questo tipo di svolta dei fatti, pensandoci bene, non è così improbabile. Dopotutto ciascuno studente ha innanzi a sé una carriera a dir poco brillante, e, inoltre, l’ambiente claustrofobico e l’impossibilità di comunicare con l’esterno non sono fattori da sottovalutare (ma non saranno le uniche ragioni).

Danganronpa: Trigger Happy Havoc, come avrete probabilmente notato, si contraddistingue grazie a un approccio che mischia ambienti in tre dimensioni con dei dettagli, oggetti e personaggi in 2D. Questa scelta estetica, combinata con le peculiarità di alcuni soggetti, contribuisce a donare al tutto un certo fascino senza andare a inficiare sull’atmosfera (a dir poco ben riuscita) e sulla ottima caratterizzazione dei nostri coetanei (che saranno delle “sagome” a tutti gli effetti!).

Il titolo divide le proprie meccaniche di gioco in due circostanze ben precise che si ripeteranno in maniera ciclica, ovvero: la “vita quotidiana/indagini” e il “processo”. Cominciamo dalla prima!

RANCORE E PANCETTA CON TOAST

La successione cronologica del titolo è scandita con il passare dei giorni, durante i quali potremo, a patto che non si verifichino eventi particolari, decidere di trascorrere del tempo per due volte con uno degli altri personaggi a nostra scelta prima che arrivi il momento di tornare in camera. Così facendo non solo diverremo un poco più intimi con il ragazzo o ragazza che sia, ma potremo anche sbloccare punti abilità nonché abilità vere e proprie da poter impiegare al momento del dibattito. Ci ha fatto piacere notare come queste abilità si rifacciano sempre alla personalità di coloro con cui avremo fatto più o meno amicizia, un meccanismo di “assimilazione”, a nostro avviso, trasposto in maniera perfetta in meccanica di gioco. Degno di menzione, inoltre, è la possibilità di fare regali (più o meno efficaci in base alla nostra scelta) al nostro interlocutore prima di congedarci, in maniera da sbloccare ulteriori informazioni e bonus.

Danganronpa: Trigger Happy Havoc

Vi è un’operazione, invece, che è possibile effettuare senza che il tempo proceda in maniera tanto sensibile come nel caso precedente, ovvero l’esplorazione e l’interazione con gli elementi dello scenario. Vi sono due tipi di zone in Danganronpa: Trigger Happy Havoc: quelle di transito (come i corridoi o i saloni) e le stanze vere e proprie. La distinzione di queste due categorie di luoghi è fondamentale, in quanto ci troveremo ad affrontarle in maniera sensibilmente diversa. Nel primo caso, infatti, si tratta di una esplorazione in prima persona di un ambiente in 3D, mentre nel secondo dovremo osservare e interagire con elementi ben precisi distribuiti in uno vero e proprio diorama di cartoncino. Premendo il tasto TAB, inoltre, accederemo istantaneamente a un resoconto di tutti gli oggetti interattivi, eliminando, di fatto, il rischio di tralasciare un dettaglio chiave. È inoltre possibile effettuare “viaggi rapidi” attraverso la mappa, nonché sapere dove si trova una determinata persona in qualsiasi momento.

Il titolo premia i curiosi, in quanto ogni tot interazioni riceveremo in cambio monete speciali da impiegare non solo per ottenere oggetti donabili agli altri, ma anche per sbloccare brani e scene video all’interno del gioco stesso al fine di riascoltarle o riguardarle (ove l’alternativa migliore rimane quella inerente al gioco in sé, ovviamente).

A fronte di un delitto, tuttavia, sarà tempo di investigare, interrogare e raccogliere indizi! Questa fase funziona esattamente con gli stessi tipi di interazione di cui sopra, ma, allo stesso tempo, diventerà leggermente “guidata” al fine di debellare totalmente la possibilità di lasciarci sfuggire qualcosa di importante. Ciascun indizio raccolto, a prescindere dalla sua natura, verrà aggiunto nella nostra lista di Truth Bullets (che approfondiremo nel paragrafo successivo). Una volta raccolti tutti gli elementi di interesse, non rimarrà altro da fare che scoprire “chi ha ucciso chi”. Si aprono quindi le danze per uno dei momenti che ci hanno più appassionato di Danganronpa: Trigger Happy Havoc: il processo!

SE UNA BUGIA SI MUOVE, SPARA!

Per scoprire il colpevole dovremo fare due cose: leggere attentamente i dialoghi degli imputati (ovvero tutti i presenti, in quanto ciascuno membro del gruppo potrebbe aver commesso il delitto) e affrontare alcuni minigiochi concettualmente semplici ma che ci sono risultati puntualmente più curiosi che banali. La durata dei processi, in totale, ha di norma sempre superato l’ora di tempo. Pensate che ciò possa bastare a renderli pesanti e noiosi? Vi sbagliate di grosso! Danganronpa: Trigger Happy Havoc, infatti, si avvale per queste occasioni di giochi di camera dinamici che, uniti a una coreografia altrettanto curiosa delle affermazioni stesse e allo scambio chirurgico di espressioni e pose degli interlocutori (nonché ad un commento sonoro quanto mai azzeccato), risultano in un vero e proprio spettacolo per gli occhi e per le orecchie. Finora abbiamo parlato solo degli imputati, ma chi è il giudice? Quel gran mattacchione sinistro e sibillino di Monokuma, naturalmente!

Danganronpa: Trigger Happy Havoc

Pensi che qualcuno stia dicendo una falsità per giustificarsi, per depistare le indagini o semplicemente per distrazione? Non trattenerti, spara! E non è un modo di dire. Come abbiamo detto poco fa, infatti, gli indizi raccolti saranno stati archiviati tramite le “pallottole della verità” che dovremo scegliere con cura da una lista (più o meno fitta a seconda della difficoltà scelta) prima di poterle usare per infrangere una delle parti del discorso evidenziate in giallo. Ciascuna sequenza di dialogo e riascoltabile più volte (ma sempre tenendo d’occhio il tempo limite generale) sia a velocità normale che accelerata, quindi sentitevi liberi di ascoltare lo scambio di battute in esame almeno una volta prima di tentare!

Perché tanta attenzione? Beh, perché il processo è, di fatto, l’unica circostanza in cui si può incappare nel game over. Come? Ogni volta che commetteremo un errore perderemo una parte dei cinque cuori a nostra disposizione, che tuttavia si ricaricheranno prontamente di una piccola parte dopo aver affrontato una piccola sfida con successo. “Sparare alle menzogne” è solo uno dei minigiochi che dovrete affrontare, ed è l’unico che abbiamo deciso di anticipare in questa sede. Alcuni di essi, tra l’altro, si sono puntualmente arricchiti di elementi, accompagnando la complessità crescente dei delitti da risolvere di pari passo.

Danganronpa: Trigger Happy Havoc
Un omaggio a “Delitto e Castigo” di Fëdor Dostoevskij?

CONCLUSIONI

Danganronpa: Trigger Happy Havoc si è rivelato una sorpresa estremamente gradita, e riteniamo che questa versione di Steam sia un’occasione ottima per chiunque non lo abbia già giocato sulle piattaforme su cui era disponibile in precedenza. La versione acquistabile su Steam è compatibile, oltre che per OSX, anche per il sistema operativo Linux, quindi non avete proprio scuse!

Abbiamo trovato la scrittura ottima, coinvolgente e ben ritmata. Il gioco, inoltre, riesce a trovare un buon equilibrio tra l’inesorabile scorrere del tempo (quando sarete in compagnia di qualcuno) e la possibilità di curiosare con calma (vagare per le stanze cliccando sugli oggetti è cronologicamente “gratuito”). A nostro avviso, il contesto surreale e quasi grottesco, unito a un approccio estetico di alcuni personaggi fuori dal comune e volutamente appariscente, ha reso i caratteri e i segreti che andremo piano piano a svelare più in risalto di quanto si sarebbe potuto ottenere con un approccio artistico che potremmo definire “tradizionale” (per noi occidentali, almeno).

Non possiamo evitare di dedicare un piccolo paragrafo alla ottima colonna sonora originale, realizzata dal leggendario Masafumi Takada. La cosa curiosa è che noi, in realtà, avevamo già avuto l’impressione di riconoscere il suo tocco particolare prima ancora di verificare la cosa, in quanto l’incipit di una traccia in particolare ci aveva ricordato l’inizio di un brano del titolo di culto di Killer7 (anche se in questo caso egli fu affiancato a Jun Fukuda per realizzare la OST).

In conclusione, è nostro dovere ricordarvi come in Danganronpa: Trigger Happy Havoc la lettura sia l’attività predominante, e di come le uniche lingue disponibili siano il giapponese e l’inglese. Il titolo tuttavia specifica la sua appartenenza al genere della visual novel in maniera chiara e tonda, e non sarebbe potuto essere strutturato altrimenti. A fare da variante, tuttavia, vi sono le sessioni dei processi, che abbiamo trovato adrenaliniche e orchestrate davvero bene (non che le svolte si siano verificate solo lì, anzi). Insomma, se non l’avete mai giocato prima e vi piacciono gli intrecci un po’ grotteschi e claustrofobici, i gialli, il dramma, l’umorismo e i colpi di scena, non dovete lasciarvi sfuggire Danganronpa: Trigger Happy Havoc!

Sull'autore

Gabriele Gemignani

Dare la propria opinione è importante. Ascoltare quella degli altri lo è anche di più, del resto, due teste funzionano meglio di una, anche se vanno in contrasto.