Dogos – Recensione

Chi ricorda i classici shooter a scorrimento? Uno dei generi di punta degli anni ’90 che pian piano è scomparso, spinto fuori dalla scena dall’avanzare della tecnologia, dalla scomparsa delle sale giochi e dal disinteresse dell’utenza. Per risalire all’ultimo importante rappresentante di questo genere dobbiamo tornare coi ricordi ai primissimi giorni di PS4, in cui tutti quelli che acquistarono la console al day one praticamente non giocavano ad altro che a Resogun, che con i suoi livelli cilindrici portò novità ed innovazione al genere. Sta forse proprio nell’innovazione e nelle nuove idee il futuro del genere, o almeno di questo è convinto Pablo Testa, sviluppatore spagnolo che per il suo titolo indie Dogos, ha scelto di puntare anche sulle console casalinghe piuttosto che buttarsi sulla più semplice alternativa dell’esclusiva PC. Il risultato?

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In terza persona

Il principale segno distintivo di Dogos è la sua visuale. Similmente al celeberrimo Asteroids avremo piena manovrabilità del nostro velivolo, con la differenza che la telecamera sarà sempre posizionata alle nostre spalle, diversamente dai classici in cui muovevamo l’astronave in giro per lo scenario a camera fissa. Il gioco si divide in due fasi: nella fase principale, prevalentemente esplorativa, dovremo muoverci in giro per la mappa, composta da canyon naturali ed artificiali, seguendo gli obiettivi che il gioco ci fornirà man mano, siano essi luoghi da raggiungere o obiettivi da distruggere. Starà a noi scegliere il nostro approccio con i nemici, che potremo distruggere rischiando seri danni durante i combattimenti, oppure cercare di evitare, rischiando in questo caso di essere inseguiti, circondati e fatti fuori in pochi secondi. Nella seconda fase, più classica, la navicella viaggerà al massimo della velocità, ed oltre alle schiere di nemici, dovremo far attenzione a non toccare i bordi del canyon, pena la morte istantanea.
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Armi e sfide

Proseguendo nel gioco e completando gli obiettivi opzionali per ogni missione sbloccheremo nuove armi e personalizzazioni, sfortunatamente, il numero di armi a nostra disposizione è molto limitato, inoltre, ogni nuova arma costituirà sotto molti punti di vista un semplice power-up della precedente, disincentivandoci dallo scegliere combinazioni originali. Altra caratteristica di Dogos è una mappa a due piani: troveremo nemici in grado di volare, eliminabili con l’uso delle armi standard, e nemici a terra (o in mare) immuni a queste ultime ed eliminabili con l’arma apposita. Tutte le tre armi di terra sono sprovviste del fuoco automatico ed invece di colpire e viaggiare in avanti finché non colpiscono qualcosa, cendono sul terreno con una traiettoria diagonale, colpendo esattamente il bersaglio che l’HUD di gioco ci fornirà, con pochissima tolleranza, costringendoci a mirare esattamente il nemico prima di premere il grilletto. L’idea di per sé è buona, ma purtroppo in Dogos c’è una sovrabbondanza di nemici di terra, che spesso superano di molto in numero i nemici volanti, il risultato è un gameplay spezzato, estremamente più tecnico e rallentato, cosa che non abbiamo pienamente apprezzato, cosa comunque controbilanciata dalla buona varietà di mezzi nemici, che hanno anche un buon design, e dall’ottima manovrabilità del nostro mezzo quando è in modalità esplorazione, che ci consentirà di effettuare schivate mozzafiato.

Problemi linguistici

Pur essendo un titolo spagnolo, Dogos è completamente in inglese. Poco male in effetti, visto che in questo genere di giochi la trama è solo un pretesto per sparare a tutto ciò che si muove. Tuttavia facendo attenzione al doppiaggio ed ai testi ingame, non si può fare a meno di notare la scolasticità dell’inglese proposto, e non facendosi mancare strafalcioni ed occasionali errori di battitura. E pian piano stiamo arrivando al problema principale: l’audio.

Dell’audio di Dogos non salviamo niente. Del doppiaggio abbiamo già parlato, i suoni delle armi e delle esplosioni sono ridicoli, la traccia audio è un ossessivo loop di una canzoncina di 15 secondi, e alcuni suoni provenienti da armi particolari, come quelle di alcune armi dei boss, somiglia terribilmente allo sgradevole suono che facevano i televisori catodici quando il volume era alto e non captavano correttamente un canale. Fossimo stati su Xbox 360 avremmo senz’altro consigliato di riprodurre la musica salvata nell’hard drive durante le sessioni di Dogos, qui vi consigliamo semplicemente di disattivare la musica, abbassare il volume quel tanto che basta per sentire i suoni importanti per il gameplay e mettere un po’ di musica col cellulare.

[stextbox id=”alert” caption=”COMMENTO FINALE”]Nonostante le mancanze, dovute soprattutto a carenze economiche, Dogos è in grado di regalare divertimento ai giocatori poco pretenziosi. Non è un capolavoro, tuttavia il suo pregio sta nel cercare di riportare alla ribalta un genere ormai morto, non rubacchiando da esponenti più celebri, ma cercando di dare una sua dimensione con un paio di mosse coraggiose ed innovative. Non possiamo che augurare agli sviluppatori che il titolo diventi il loro trampolino di lancio per finanziare altri lavori più ambiziosi.[/stextbox]

Sull'autore

Michele “Azzie"

Ho la straordinaria capacità di inventare cose che già esistono e di dire cose incredibili che diventano ovvietà pochi anni dopo. Inoltre mi piacciono i videogiochi, motivo principale per cui scrivo qui.