Hard Reset Redux – Recensione

A cinque anni di distanza dalla sua prima versione su PC, Hard Reset arriva anche su console rispolverato nella nuovissima edizione Redux, la terza se si tiene conto anche della Extended Edition arrivata su PC nel 2012, ad un anno dal lancio ufficiale del gioco.
Sviluppato dai polacchi Flying Wild Hog, Hard Reset è stato il loro videogame di debutto, seguito poi dal reboot del classico Shadow Warrior del 1997. La riedizione del loro primo titolo arriva completa, anche su console, del DLC gratuito, Hard Reset: Exile, che amplia la campagna originale con ben cinque nuove missioni.

Il gioco

Cercando di spiegare in poche parole cos’è Hard Reset Redux a chi è totalmente disinformato sul titolo, il tutto si potrebbe riassumere in una versione cyberpunk del classico DOOM. Il gioco è uno sparatutto in prima persona in cui la trama funge da unico pretesto per distruggere qualsiasi nemico cerchi di frapporsi fra la conclusione della missione ed il protagonista, il soldato Fletcher.

La narrazione s’inserisce in un mondo post apocalittico in cui l’umanità è stata sopraffatta dalle macchine e costretta a rifugiarsi nella città di Beozar, ambientazione delle prime sette missioni del gioco. Il soldato è stato inviato sul posto dal CLN, ente che combatte l’avanzata delle macchine, in seguito ad alcuni omicidi perpetrati da alcuni droidi, con l’obiettivo d’indagare sul coinvolgimento del Dottor Novak, sospettato di essere il mandante di tali crudeli gesti. Sarà quindi compito del protagonista cercare di farsi largo tra le macchine ed evitare che prendano il controllo del Santuario, una piattaforma in cui sono incubate milioni di menti umane, e contestualmente cercare di fare chiarezza sulla figura del Dottor Novak e sul ruolo avuto dal CLN sugli eventi narrati. Le restanti cinque missioni, facenti parte del DLC, portano Fletcher oltre le mura di Beozar, nelle distese de Barrens, costringendolo a continuare nella sua strenua lotta.

Un arsenale niente male

All’inizio dell’avventura ci si trova ad impugnare due sole armi, una mitragliatrice e un fucile energetico. Questi due ci accompagneranno per tutta la nostra avventura, ma, tramite l’utilizzo di punti abilità sparsi per la mappa, potremo sbloccare potenziamenti, come un maggior rateo dei colpi o una maggiore velocità di ricarica, e nuove modalità di fuoco, rendendoli fucili a pompa, lanciagranate, fucile a scosse, smartgun e railgun. Lo switch tra le due armi principali è fluido ed immediato tramite la pressione della X e del quadrato (X e B su Xbox One), mentre per cambiare modalità di fuoco è necessario aprire la ruota delle armi tramite la pressione di L1, processo in alcuni casi complesso e poco fluido, specialmente nelle fasi più concitate e con molti nemici a schermo.

Aggiunta piacevole è la Katana, che potrà essere recuperata durante la quarta missione, diversificando l’approccio d’attacco ai vari nemici, potendoli affrontare anche nel corpo a corpo. Nonostante sia piacevole da usare, risulta però essere scomoda e rischiosa, in particolar modo quando si è costretti ad affrontare orde di nemici pronte a farci a pezzi. Il feeling delle armi da fuoco è più che soddisfacente ed è ancor più piacevole la necessità di dover cambiare il modello di arma in relazione al tipo di nemici da dover affrontare, in quanto alcune saranno più efficaci contro determinate tipologie di droidi.

Unica nota dolente è lo zoom, sbloccabile unicamente per il fucile mitragliatore, che è molto banalmente un ingrandimento della visuale sullo schermo di gioco. Seppur utile, risulta essere esteticamente poco piacevole a causa della permanenza di alcuni elementi a schermo tagliati nell’angolino basso del monitor, quali indicatori di munizioni e punti vita. A nostro avviso la scelta ideale sarebbe stata quella di non implementare tale feature vista la natura hardcore del gioco.

Tecnica

È inutile girarci intorno, nonostante l’aggiornamento del motore grafico Hard Reset Redux si porta addosso il peso degli anni, ma, nonostante tutto, la grafica risulta piacevole a larghi tratti. I nemici in particolar modo sono complessivamente ben realizzati e, grazie al loro numero, riescono a coprire alcune imperfezioni tecniche dell’ambiente circostante, caratterizzato da un riciclaggio continuo delle texture e degli elementi di gioco.

Superata la città ed arrivati negli spazi aperti del Barrens, le cose migliorano leggermente, complice probabilmente la migliore illuminazione. Complessivamente non ci si può lamentare, considerando in particolar modo la natura indie del titolo, ma non si può nemmeno gridare al miracolo, rimanendo l’amaro in bocca di quel “si poteva fare di più”.

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Novità e rigiocabilità

La versione Redux non è un semplice porting sulle attuali console di quanto già uscito su PC nel 2011, ma ha delle gradite aggiunte, quali uno scatto frontale attivabile tramite la pressione del dorsale destro e dello stick analogico sinistro, utile per togliersi dalle situazioni più complesse e concitate, aggiornamento alla versione più recente del motore grafico utilizzato per svilupparlo, il RoadHog engine, garantendo effetti e luci migliorate, nuove tipologie di nemici, sono infatti stati aggiunti umani con parti cibernetiche che assolvono la funzione di zombie, probabilmente i nemici con più difetti grafici, e la katana già citata in precedenza.

Terminata la campagna principale il gioco offre un NG+, denominato EX Mode, in cui poter affrontare nuovamente la campagna con i potenziamenti già sbloccati e una modalità survival, in cui dover resistere ad armate di zombie più inferocite che mai. Per gli amanti delle sfide c’è anche la possibilità di affrontare l’avventura con nemici più potenti e senza la presenza di checkpoint nella Heroic Mode.

[stextbox id=”alert” caption=”COMMENTO FINALE”]Hard Reset Redux sembra essere un omaggio ai videogiochi del passato, in cui il tasso di sfida è alto anche ai livelli di difficoltà più bassi e dove l’esperienza single-player deve essere padrona della scena. Gli amanti degli sparatutto ameranno la natura tradizionale del titolo, in cui l’unico obiettivo è sparare e distruggere qualsiasi cosa si presenti a schermo, così come i giocatori più votati alle esperienze dal tasso di sfida elevato. In conclusione se cercate uno sparatutto che si distacchi dagli attuali incentrati sul multiplayer e siete disposti a non dare peso ad alcuni difetti grafici, Hard Reset Redux fa per voi e potrà garantirvi un’esperienza piacevole che vi porterà quasi sicuramente a completare nuovamente la campagna per mettervi ulteriormente alla prova e sbloccare ogni potenziamento a disposizione. [/stextbox]

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Redazione