Lumina- Recensione di un progetto italiano elettrico e fresco

Ci sono dei fumetti che ti stregano a prima vista. Chi è pratico di fiere fumettistiche sa bene di cosa parlo. Durante questi eventi per l’intera giornata di fiera si è soggetti a un grado di stimoli così asfissiante che con l’andare delle ore nella mente iniziano a fondersi copertine, action figure, persone incontrate, cibi mangiati, da risultare un tutt’uno, alla fine. Se ne esce con nella testa delle vere e proprie chimere, o soggetti mutaforma, che per i giorni successivi lasceranno molte perplessità sulla veridicità di qualunque ricordo, e la perenne domanda: cosa era cosa?
In questo scenario di confusione costante il fumetto che riesce a colpirti in chiusura di fiera merita sicuramente una menzione d’onore. Fare breccia in quel momento poco prima del ko finale vuol dire fare un gol al novatesimo, e in rovesciata, per giunta. Non succede sempre. Non succede con tutti.
Uno dei fumetti con cui potrebbe succedervi questo (come è successo a me) è l’italianissimo, e preme davvero sottolinearlo, Lumina.

Il progetto fumettistico nasce in crowdfunding, proposto sulla piattaforma Indiegogo, ad opera di Linda Cavalli ed Emanuele Tenderini, assistiti dalla gestione di Davide Migliore, un team di produzione capace di dimostrare, già nel 2015, che sì, il crowdfunding nell’editoria fumettistica può funzionare. Eccome se può.
L’editore dell’opera divisa per ora in 3 volumi (in attesa del 4° di chiusura previsto, speriamo, proprio per il 2020) è Tatailab, ove figurano proprio i due autori in veste di fondatori. Ragazzi con alle spalle già un passato di collaborazioni, nell’ambiente fumettistico ed editoriale, di tutto rispetto (vi basti citare Sergio Bonelli Editore, Mondadori, Piemme, Giunti, Feltrinelli, de Agostini), forti di una vision progettuale solida, coraggiosa, e determinata. Il progetto nasce con l’idea di innovare, oltre che il modello produttivo, anche la tecnica realizzativa. Spazio alla stampa in multicromia, spazio ad una colorazione digitale in cui l’autore abbia il controllo di tutti gli strati di colore della pennellata: l‘Hyperflat (evoluzione del Superflat di Takashi Murakami). Un modo di avvicinare la magia delle pagine stampate alla potenza dei monitor HD.

Ad ora Lumina, ad un quinquennio dalla sua pubblicazione, può dirsi un esperimento riuscito sotto qualunque punto di vista.
Il feeling con l’opera d’altronde nasce appena si ha la fortuna di mettere le mani sulle sue copertine. E non si tra solo di un fortunato connubio di marketing e caratteristiche di stampa.
Lumina è un gioiello in ogni suo aspetto. Vediamo perché.

Non servono novità per affascinare



Partiamo dalla componente narrativa. Una delle zone più critiche per progetti che vogliono assumersi il rischio di creare un universo proprio, avendo però poco spazio a disposizione per raccontarlo (chi ha detto “Golem”?). Molto spesso l’ambiente fumettistico è solito proporci opere che, dovendo pagare i limiti imposti da un numero di pagine molto ridotte, si dimostrano poco incisive. Eccessiva rapidità nella narrazione degli eventi, trame vacue che nascondono la propria vuotezza dietro un minimalismo intellettualoide usato alla stregua di una scialuppa di salvataggio. Con Lumina state tranquilli, non incapperete in nulla di tutto questo.
La trama non tenta di inventare niente. Affonda le sue radici in maniera non troppo coraggiosa nei topoi cari all’ambiente shonen manga e li avvicina alle narrazioni sci-fi occidentali. Si sente il feeling dei due autori che condividono la cultura pop dei due continenti; non si faticano a trovare tracce delle narrazioni care al medium videoludico. Un affiatamento mediatico che fa bene.
Il primo volume stenta a decollare, l’impressione è quella di una certa timidezza, della consapevolezza di rassomigliare ad altro. Nessuna paura però. Se non vi abbiamo denotato questa particolarità come un difetto è proprio perché, nonostante questi echi evidenti, già dall’incipit dell’opera si sente la volontà della trama di sfruttare queste metriche di genere condivise per raccontare più sul lungo periodo la sua storia. E anche se non si rivelerà eccessivamente dissimile l’idea portante non è quella di innovare, quanto di raccontare bene. Il racconto è, come vi dicevamo, decisamente semplice: il mondo di Lumina si sta disgregando e toccherà a due fratelli “prescelti”, provenienti dalla Terra, il compito di salvare le sue lande verdi, tramite la divinità che alberga in loro. Nell’espandere la complessità che comunque si cela dietro questo preambolo Lumina, già dal primo volume, riesce a procedere per gradi. Non va di fretta, si sofferma sui dettagli che caratterizzano i pochi eventi che ci vengono proposti per farli penetrare nel lettore, assieme alla caratterizzazione dei suoi personaggi, non originali come dicevamo, ma efficaci.



Il primo volume si ferma proprio quando il lettore è sul punto di convincersi riguardo la volontà di investire il proprio tempo sul secondo capitolo, ed è forse questo il suo unico peccato. Serve dare fiducia alla storia un po’ alla cieca. Ma vale la pena farlo. Dal secondo volume Lumina mantiene tutti i suoi buoni propositi. Il progressivo ingigantimento della trama, l’esplosione delle caratteristiche peculiari del suo mondo, tutto aumenta la sua portata (anche le pagine dei volumi). Ci viene raccontata quella che a tutti gli effetti si conferma essere un’avventura canonica assolutamente piacevole, per chiunque sia in cerca di un fantasy fantascientifico dove valori come coraggio, fratellanza, e sacrificio siano nella sua centralità. I tratti psicologici dei personaggi rimangono semplicistici ma ben contestualizzati. La sceneggiatura scorre fluida tra momenti leggeri e attimi più drammatici, dove il ritmo e il dimensionamento delle vignette è capace di creare una regia funzionale ad ambedue gli aspetti.
In Lumina si può dire ci sia il giusto ritmo. La giusta capacità di dare al lettore ciò di cui ha bisogno per essere intrattenuto e affascinato.
Abbiamo detto mondo? Ah, sì. Di quello vi abbiamo appena accennato qualcosa perché per parlare di mondo si deve per forza parlare di resa visiva dell’opera. Ed è lì che Lumina svetta.
E si rivela assolutamente unico. Unico al mondo.



La luce che corre fra le pagine

Riallacciandoci alla premessa fatta nell’introduzione, quello che parla di più di Lumina sono certamente le sue tavole. Lumina è l’esaltazione delle meccaniche del fumetto stesso, uno strumento mediatico che è capace di attrarti a sé con il potere devastante di un’immagine. Quando si ha per le mani uno dei suoi volumi non si può fare a meno di entrare nel suo mondo con uno sguardo. L’opera rapisce letteralmente al volo, lo sguardo non si riesce a scollare. Il tratto digitale usato riesce a creare uno stile che strizza l’occhio più al manga che al comics. La meccanica di stampa utilizzata (multicromia) rende Lumina un progetto unico al mondo. Le pagine ad effetto laminato sono capaci di parlare, e creano una lettura visiva delle situazioni. Pulsano, sembrano chiederti di muoverle per permettere alla luce di passare sulla loro superficie e dare quell’effetto vivo di cui la storia si fregia per creare una vera e propria esperienza sensoriale nella lettura generale. Non è una mostra di artwork fine a sé stessa. Il racconto è globale, sfrutta una sceneggiatura basilare per dare slancio ad una sensorialità narrativa che è a tutti gli effetti ben coesa. Valutare Lumina senza soffermarsi su questo suo aspetto caratteristico è letteralmente impossibile, non perché gli altri suoi aspetti deficitino in qualcosa, ma perché è una lettura diversa quella di cui ha bisogno, un’esperienza assolutamente unica nella sua dimensione. Non possiamo chiedere ad Avatar di togliersi il 3D, perché è la sua storia, il suo mondo, a renderlo necessario nel racconto. Così la trama di Lumina è tarata ed equilibrata per questo modello.


L’effetto laminato si introduce in momenti precisi dell’avventura, e diventa a tutti gli effetti uno strumento di grammatica, di cui la narrazione si serve per lasciare il lettore sbalordito, quando serve. Le pagine scorrono e propongono vignette di dettaglio deliziose, quanto doppie pagine che cercano volontariamente l’effetto wow. Lo cercano, e lo trovano praticamente sempre: l’art design è delizioso, la ricorrenza della disgregazione cubica delle immagini è magnetica; i rossi sono accesi e cadenziati, ben si oppongono alle parti dominate dai blu pastellosi e fantascientifici, cari all’immaginario di riferimento. Sì, a volte si paga come scotto una eccessiva confusione nella scena. Ma lo sforzo per districare tutti gli elementi vale assolutamente il prezzo del biglietto.


Se dovessimo cercare un unico aggettivo per descriverlo, Lumina sarebbe un fumetto che definiremmo elettrico. Scorrere le sue pagine vuol dire ricevere una scossa dritta negli occhi.
Si tenta di centellinare le sue pagine leggendolo, perché il mondo che crea ti chiede di non essere abbandonato. Ti chiede di rimanere con lui. Nella sua semplicità, e nella sua meraviglia.
Non cercate una storia rivoluzionaria, o una sceneggiatura coraggiosa. Lumina vuole darvi altro. Una nuova esperienza di lettura. Avvicinatevi a lui con freschezza, cercate un racconto tiepido, e potrete gioire di tutto quello che si nasconde nelle sue pagine, tra i vari strati della sua luce.

Sull'autore

Alessandro Tonoli

Grande appassionato di Videogiochi fin dalla più tenera età (si narra sia stato partorito in ritardo in quanto non avendo salvato, non poteva uscire) si diverte a scrivere per questo o quell'altro sito pur di dare un suo piccolo contributo alla diffusione del Videogioco come mezzo, non solo ludico, ma anche artistico ed emotivo.
Da buon Boxaro preferisce i boxer agli slip.