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Sono andato a vedere il nuovo film di Yorgos Lanthimos, Povere Creature!, senza aver visto nulla, nemmeno un trailer. Certo, avevo visto qualche immagine, ma nulla di più. Ciò fece preservare in me l’effetto sorpresa assoluto. In effetti, difficilmente ho visto film più particolari e strani di questi negli ultimi anni. Certo, è capitato qualche film un po’ particolare come Lighthouse, ma questo è su un altro piano e lo dimostra fin dai primissimi minuti. Svelo subito che uscendo dal cinema, il mio animo era un po’ in bilico tra l’inconsapevolezza e una gran gioia per aver visto uno dei migliori film del 2023. Ero un po’ nel dubbio sugli elementi che mi piacevano e lo ero ancora di più sulle sensazioni che mi aveva suscitato.
Non perché erano poche, ma al contrario. Le emozioni che ardevano nel mio animo erano tantissime e ognuna e ognuna cercava di sovrastare le altre in modo deciso e perentorio. Era da tanto che non sentivo un riverbero così grande nella mia testa dovuto a un film e ne ero (e lo sono tutt’ora) veramente entusiasta.
La storia del film Povere Creature! narra delle vicende fantastiche ed è ambientata in un mondo vittoriano con elementi steampunk e qualche guizzo di dieselpunk. Soprattutto però, si respira l’aria di Frankenstein di Mary Shelley, che mi mancava un po’ da parecchi anni.
La storia ruota attorno a una donna di nome Bella Baxter (Emma Stone), che viene riportata in vita da uno scienziato tanto strano quanto stravagante, dott. Godwin Baxter (Willem Dafoe). Dopo l’operazione la donna si ritrova a dover (per un motivo che non voglio specificare) a dover ricominciare daccapo la propria esistenza, a partire dall’età più infantile e quindi scoprendo velocemente tutto il mondo che la circonda. Per tenere Bella sotto osservazione e andare avanti con il proprio esperimento, Godwin si avvale dell’aiuto di un suo studente di medicina, Max McCandless (Ramy Youssef). Questi lentamente inizierà a provare dei sentimenti per Bella, che però fuggirà con un altro uomo, Duncan Wedderburn (Mark Ruffalo) per vivere un’avventura all’insegna del piacere carnale e di scoperta.
Una trama che potrebbe apparire a prima vista banalotta si rivelerà coinvolgente e soprattutto piena di grande significato sulla vita e sulla libertà. Libertà di poter lasciare e di scegliere, libertà di vivere la propria vita nel migliore dei mondi, inseguendo la conoscenza e la consapevolezza. Viaggiando infatti, Emma scoprirà che il sesso è sì importante per un essere umano, ma lo è soprattutto la conoscenza. E questo viaggio attraverso un mondo fatto di persone diverse tra loro, porterà la giovane protagonista a scoprire la filosofia e al disuguaglianza che purtroppo ci circonda tutti quanti.
In questo film sono presenti delle scene di sesso. Anzi, potrei dire che il sesso fa parte di uno dei pilastri su cui si poggia la storia. Perché si tratta della scoperta del piacere e di noi stessi. In fin dei conti, il sesso è realmente uno dei pilastri della nostra vita, insieme alla conoscenza.
Yorgos Lanthimos gioca la sua partita alla regia con un’abilità da prestigiatore di altissimo livello. L’uso quasi esasperante del grandangolo qualcuno lo ha trovato un po’ fastidioso, ma non io. A mio avviso, proprio questo rende tutta la storia ancora più grottesca e il regista per chiudere i personaggi in una sorta di gabbia gigantesca in cui muoversi, ma impossibile da rompere. Anche durante i primi piani il grandangolo mette in risalto i volti e le loro espressioni, distorcendo un po’ tutto l’ambiente circostante. Anche l’utilizzo del bianco e nero trova un suo senso all’interno della personalità di Bella e delle sue scoperte, che portano il mondo a colorarsi in seguito.
Una parte che lascia totalmente allibiti è la ricreazione del mondo vittoriano nel quale Bella viaggia. Delle scenografie forse fuori tempo, ma talmente belle da lasciare di stucco lo spettatore. Ci si perde in quelle creazioni oniriche, che in certi punti richiamano i disegni di Escher, in cui è facile perdersi anche solo con l’immaginazione.
Il comparto musicale invece richiama molto l’orrore, la tensione e inquietudine. Melodie monocorde che stridono come delle unghie sulla lavagna e imprimono delle emozioni ataviche all’interno del cervello. Il battito cardiaco aumenta e così anche la tensione e si finisce per provare un po’ ciò che i personaggi provano sullo schermo. La regia e la colonna sonora sembrano danzare, scontrarsi violentemente e poi continuare il proprio ballo, in un misto di gioia e dolore.
Povere Creature! è il film che cattura, spaventa e meraviglia lo spettatore, senza lasciarlo per un solo istante, fino ai titoli di coda.