Prison School 11-14 – Recensione

Prison School

Dopo tanto tempo, ritorna la recensione dei volumi di Prison School, addentrandoci finalmente alle porte del punto più oscuro all’interno del manga. Avevamo lasciato i nostri eroi alle prese con la loro nuova libertà, reduci dalle terribili violenze delle ragazze e da una prigionia senza scrupoli. Questa volta, toccherà alle ragazze pagare il conto, sostituendo i ragazzi nella prigione e vedendosela con la nuova presidentessa del comitato studentesco.

Opinioni e commenti

Quando pensi che Prison School abbia toccato il fondo con le sue stranezze, Akira Hiramoto ti sorprenderà sempre aumentando il tiro e scatenando la sua fantasia perversa in scene surreali e, al contempo, incredibili.  Senza perdersi in chiacchiere inutili, in uno sviluppo frenetico degli eventi, la trama va avanti con un ritmo assai piacevole, basando tutto il suo charme in eventi semplici e sessualmente fraintendibili. Infatti, se prima la componente ecchi era già evidente e faceva da traino a tutta la storia, adesso quella parte domina su praticamente qualsiasi scena, spingendo sempre di più sull’acceleratore. Fra sederi, seni e fraintendimenti, le situazioni in Prison School si evolvono in una spirale di erotismo apparentemente priva di senso, che sviluppa poco i personaggi, ma ne accentua le relazioni.

E’ importantissima l’evoluzione della relazione fra Kiyoshi e Chiyo, che a causa dei dubbi della ragazza e dell’azioni fraintendibili di Kiyoshi nei confronti di Mari, è palese che stia prendendo l’ennesima piena deviata e con veramente poco senso. Il suo vedere la sorella come una ragazza dai facili costumi, nonostante la sua facciata seria e casta, ha colpito violentemente Chiyo, che si è ritrovata ad affrontare una realtà immaginaria falsa e dolosa, dandole un cambiamento psicologico dai risvolti purtroppo poco interessanti.

Prison School
Diffidate dalle apparenze, è un palesissimo messaggio in codice.

Stessa cosa per Meiko, sensibilmente sconvolta dagli ultimi eventi, si ritrova regredita a una forma più dolce, bambinesca e decisamente fuori dal suo personaggio. Il blocco della sua personalità aggressiva sicuramente verrà ripreso nei prossimi volumi, ma per adesso è solo vittima di crudeltà e violenze dal comitato studentesco, geloso soprattutto a causa delle sue doti fisiche. Seppur deboli, l’autore ha iniziato a porre le basi per un più che decente sviluppo psicologico dei suoi personaggi, che potrebbe trionfare innalzando il valore dell’opera o fallire, risultando essere un patetico tentativo di rendere profonda un’opera che, al principio, non lo è.

Le scene continuano a essere dirette splendidamente, con inquadrature accurate e un’espressività facciale quasi perfetta, in grado di catturare ancora di più il lettore in praticamente ogni situazione. E’ forse proprio questo il motore principale di Prison School: non il contenuto, non i disegni, ma proprio la sua regia, che riesce a farti digerire qualsiasi scena grazie a delle sequenze dinamiche e ben studiate. I disegni, altro pilastro di Prison School, rimangono eccellenti e impeccabili. Soprattutto nelle scene erotiche, l’autore ha cercato di dare del suo meglio, riuscendo a suscitare l’emozione nel lettore come se lui stesse veramente vivendo quella scena. Anatomia e design rimangono sempre su un ottimo livello, sintomo che l’autore è veramente un disegnatore di tutto rispetto, sicuramente sopra la media giapponese, persino nel suo genere.

Prison School rimane un manga degno di lettura, soprattutto per il suo lato artistico. Vedremo se anche la storia riuscirà a stupire, evolvendosi nel modo migliore, o se cadrà a causa della scarsa gestione dei suoi personaggi.
D’altronde, pur essendo un ecchi, sono i personaggi a dargli valore.

Sull'autore

Gabriele Gemignani

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