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Abbiamo visto diversi Spider-Man nel corso di qualche decennio al cinema e ognuno ha mostrato i suoi pregi e i suoi difetti. Ognuno con quel genuino desiderio di aiutare il prossimo e ognuno con la positività sempre in primo piano. Eppure l’ascesa di Miles Morales con Spider-Man: Into the Spider-Verse è stata veloce e decisa. Con un solo film il personaggio creato da Brian Micheal Bendis e Sara Pichelli ha fatto breccia nel cuore degli appassionati grazie a una storia toccante e divertente e uno stile che ricorderemo per tanti anni. Poi arrivò l’Oscar e i complimenti di tutti gli altri colleghi del settore e infine l’incoronazione del film a vero e proprio Cult del genere. Quindi era logico avere delle aspettative molto elevate per il suo sequel, Spider-Man: Across the Spider-Verse.
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Abbiamo visto il cambio di direzione, passato da Bob Persichetti, Peter Ramsey, Rodney Rothman a Joaquim Dos Santos, Kemp Powers, Justin K. Thompson. Abbiamo visto tanti altri Spider-Man nei trailer e c’era il rischio di vedere un vero e proprio mappazzone sullo schermo, ma così non è stato. Questo sequel non solo si è dimostrato all’altezza delle aspettative, ma le ha addirittura superate. Dietro alla sceneggiatura vediamo nuovamente il magnifico duo composto da Phil Lord e Christopher Miller con David Callaham.
Miles è ormai uno Spider-Man a tutti gli effetti e combatte il crimine a tempo pieno, ma deve scontrarsi con la dura realtà dell’età e degli obblighi civili. Questo in effetti non gli riesce molto bene e purtroppo finisce per sabotare se stesso allontanandosi dai suoi genitori. Tutto cambia quando il giovane protagonista si imbatte in The Spot (La Macchia), che si rivela essere un villain tutt’altro che difficile da battere, ma con un potere comunque eccezionale. È infatti capace di aprire i portali interdimensionali e viaggiare attraverso gli universi. Sottovalutare un tale pericolo sarà l’inizio dei guai per il giovane Miles.
Un ulteriore scossone alla vita del giovane protagonista avviene con l’arrivo di Gwen Stacy, che conosciamo come Spider-Woman. Gli svelerà l’esistenza di una società di Spider-Persone come loro due, guidati da Miguel O’Hara (Spider-Man 2099) con l’obbiettivo di ristabilire l’ordine nel multiverso. Sarà proprio Miguel a svelare un dato di fatto durissimo per Miles, gettandolo in un terrore mai provato prima. Un terrore che lo spingerà a superare i suoi limiti, ma il resto sarebbe uno spoiler.
Con Spider-Man: Across the Spider-Verse tutto il concetto del multiverso viene ampliato ulteriormente e il film d’animazione in questo spinge verso i nuovi limiti le abilità di chi ci ha lavorato. Vengono affrontati tanti dilemmi e anche la genitorialità ha una sua presenza forte e decisa. Perché la vita di un adolescente non viene vissuta solo da una persona, ma anche dai famigliari. La mancanza di un dialogo sano creano problemi in famiglia e questo è un dato di fatto risaputo, che qui viene affrontato in modo piuttosto maturo, senza annoiare nemmeno per un istante.
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Miles Morales è il protagonista impacciato di questa storia in cui la sua crescita è messa al centro delle vicende. Una crescita come eroe, ma non solo. Si tratta di un percorso umano che lo porta a migliorare come uomo, affrontando i problemi di petto, con la paura nel cuore, ma il coraggio nel cervello. Ci sono scene divertenti, ma anche quelle drammatiche e altre semplicemente di vita quotidiana. Di frasi non dette, di sguardi deviati all’ultimo e d’amore. Anche Gwen Stacy stavolta è una seconda protagonista, ma il suo percorso è diverso. Intriso di morte e di sofferenza, Gwen dovrà combattere contro un male diverso, finendo anche lei per affrontare una realtà che non poteva aspettarsi.
Viene inoltro centrato un grande tema, che possiamo riassumere con “chi è realmente Spider-Man?” e anche da “cosa lo rende davvero Spider-Man?”. Un tema che viene affrontato in modo crudo, toccando più media e più casi. Poi c’è la seconda grande questione, quella della canonicità. Un termine tanto caro ai lettori, ma che in fin dei conti ci rende un po’ schiavi di situazioni pressoché identiche all’interno dei fumetti.
Uscendo dal cinema è difficile non provare una certa emozione; un brivido che corre per tutta la schiena come un fulmine. Spider-Man: Across the Spider-Verse rappresenta qualcosa di totalmente nuovo all’interno del panorama dell’animazione a Hollywood. Se il primo era una grande novità, qua l’effetto “WOW” si moltiplica perché vengono fatti tutti i miglioramenti del caso, ma al contempo aggiungendo altro materiale. Ogni Spider-Man è rappresentato non solo in uno stile differente, ma anche con un frame rate diverso e delle animazioni personalizzate. Un mix che potrebbe stridere sullo schermo, ma che invece si amalgama perfettamente a ogni scena, facendo impazzire le sinapsi. L’avvoltoio realizzato con la tecnica dei bozzetti di Da Vinci quindi si sposa perfettamente con lo stile moderno e colorato di Gwen, donandoci un combattimento incredibile e senza alcun dubbio emozionante. Allo stesso modo gli altri personaggi hanno uno stile proprio e ognuno di questi ingranaggi crea un meccanismo colmo di meraviglia.
Perdersi all’interno del mondo dei colori realizzati ad hoc è facile e per certi verso anche istruttivo. Il colore rappresenta molto più di quanto possiamo pensare e così ecco gli acquarelli nell’universo di Gwen, che scorrono lentamente, dipingendo la scena in modo famigliare, rispecchiando le sue emozioni. D’altro canto abbiamo l’enorme giostra di colori di Mumbattan e del suo caos che sembra non avere un inizio e nemmeno una fine. Per finire abbiamo i colori dell’universo di Miles e quelli più a led del buon Miguel. Ogni frammento è una gioia per gli occhi, un gioco di scene, di sensazione e di meraviglia. La colonna sonora di Daniel Pemberton prende in esame quella del precedente film, ma la amplia, la contorce e la distorce.
In questo film vengono utilizzati anche alcuni attori in carne ed ossa e alcune piccole sorprese che piaceranno sicuramente ai fan dei fumetti, dei film e dei videogiochi. La cura maniacale viene ripagata in ogni millimetro di questa pellicola.
L’unico vero neo di questa pellicola è che si ferma a metà dell’opera e obbliga a una lunga (speriamo di no) attesa del seguito, Beyond the Spider-Verse. Eppure anche quel momento non rovinerà la vostra emozione e vi farà uscire dalla sala soddisfatti ed entusiasti. Ci sono dei temi importanti, dei personaggi che funzionano, un nemico particolare (fin troppo) e uno stile che rappresenta la freschezza di un’industria cinematografica di Hollywood rimasta in letargo per troppo tempo. In altre parole, questa storia è praticamente perfetta e va vista al cinema.
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