The Technomancer – Recensione

Qualcuno di voi ricorda Mars: War Logs gioco per Xbox 360 del 2013? Passato un po’ in sordina, fu un tentativo di creare un gioco simile a The Witcher 2 o Mass Effect investendo una frazione del denaro speso per quei due capolavori. Nonostante l’ambizione del progetto, la risposta della critica e dell’utenza fu freddina, questo non ha impedito agli sviluppatori di progettarne un seguito “bigger and better”, approfondendo in particolare il background dell’arte della tecnomanzia,una delle specializzazioni presenti. Ecco quindi The Technomancer, un gioco che ci ha molto incuriositi fin dalle primissime immagini.

Pianeta Rosso

200 anni dopo la colonizzazione del pianeta, gli abitanti di Marte, discendenti dei primi coloni, non se la passano molto bene. Il Sole rappresenta un pericolo mortale, e chiunque vi si esponga rimane ucciso oppure orribilmente mutato. Potenti fazioni hanno manipolato la speranza di tornare sulla terra della popolazione instaurando due regimi totalitari perennemente in guerra; la malavita prospera, la gente è sfruttata all’estremo e i mutanti sono considerati come mero bestiame, da usare per i lavori più pesanti e pericolosi, come la costruzione delle cupole che ospitano le città dei tirannici umani. Le tensioni sociali sono al limite, e le differenze di classe si rispecchiano anche nei nomi degli abitanti, al punto che il cognome di questi ultimi ne identifica il ceto sociale, come ad esempio Seeker per i ricercatori, Watcher per le spie, Rogue per i malavitosi e soprattutto Mancer per i Tecnomanti, individui in grado di manipolare l’elettricità e di potenziare tramite le loro conoscenze tecnologiche, ogni tipo di equipaggiamento da battaglia, addestrati in vari stili di combattimento e usati come truppe d’élite durante le battaglie tra le due fazioni: Abundance e Aurora. Zachariah Mancer, il Technomancer del titolo, è l’ultimo arrivato tra le schiere di questi guerrieri, e durante la sua iniziazione scopre che i poteri suoi e dei suoi compagni non derivano da una bizzarra volontà divina, bensì dalla loro natura di mutanti. In un mondo fortemente classista come quello marziano, l’etichetta di “mutante” basterebbe a condannare i tecnomanti ad una vita di schiavitù, pertanto uno dei due giuramenti che ogni tecnomante deve compiere riguarda proprio il mantenimento del segreto, il secondo invece è la promessa di fare di tutto per ritrovare la Terra. Le cose si mettono male quando un alto funzionario dei Watcher decide di fare pressione sui guerrieri e si Zachariah in particolare affinché riveli il segreto, causando una profonda spaccatura tra i tecnomanti e il governo che li controlla…

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Più coraggio che risorse

Fin dai primissimi minuti di gioco sarà chiara al giocatore la natura “povera” di The Technomancer. Le animazioni sono legnose lente e poco dinamiche, basta vedere il personaggio salire o scendere una scala a pioli o attraversare una porta per rendersene conto, stesso problema per le espressioni, sembrerà spesso di assistere ad una conversazione tra manichini. Il combattimento è abbastanza fluido, ma senza una barra della stamina a limitare le nostre mosse, e con una telecamera non ottimale che non ci permette sempre di tenere d’occhio i nemici, i combattimenti risultano molto statici, specie all’inizio (entreremo nel merito delle meccaniche dei combattimenti più avanti). L’interfaccia di gioco ha una grossa pecca: potremo assegnare quattro tra oggetti ed abilità ad un menù di scelta rapida che potremo usare anche usando il touch screen del pad di PS4, il problema è che quattro è un numero assolutamente non adeguato, in quei quattro slot dovremo farci stare fiale curative, forse le trappole esplosive e le abilità che useremo più di frequente, ma quando ognuno dei quattro stili disponibili ha quattro o cinque abilità attivabili manualmente, questo limite agli slot non è sembrato a nessuno fin troppo ridotto? O speravano che durante gli scontri avremmo aperto ogni volta lo scomodissimo menù attivo?

Un incubo chiamato Ophir

Il peggio di quello che Technomancer ha da offrire si può riassumere in una parola: Ophir. Questo è il nome della città capitale della corporazione di Abundance, in cui è purtroppo ambientata la maggior parte del gioco. Tutto il prima capitolo è ambientato in questa città, divisa in due macroaree separate da un caricamento, capitolo nel quale nn faremo altro che andare avanti e indietro continuamente per risolvere un’infinità di missioni in cui dovremo andare dal punto A al punto B un considerevole numero di volte, talvolta incontrando ostacoli sul percorso. Inutile dire che l’ennesima volta che il mercante che abbiamo salvato ci manderà a spasso per fargli da corriere/faccendiere/ambasciatore sentiremo l’impulso di mandarlo a quel paese, ma purtroppo e per fortuna molte missioni secondarie apparentemente inutili avranno un grande impatto sulla storia, e vale davvero la pena completarle tutte; il gioco però si guarderà bene dall’avvertirci nel caso il completamento di una missione renda impossibile completarne un’altra, e potrebbe capitarci di essere costretti a ricaricare salvataggi fatti ore prima perché il gioco ci avvertirà del fallimento di queste ultime subito dopo un simpatico salvataggio automatico che andrà a sovrascrivere l’ultimo.

La mappa tipo di The Technomancer, Ophir in particolare, è composta da una piazza piena di nemici, seguita da un’altra piazza piena di nemici, seguita da un corridoio con un po’ di nemici, seguito da un’altra piazza. Sommando l’andirivieni che dovremo compiere per proseguire, il respawn casuale dei nemici, l’obbligo di concentrarci su pochi stili di combattimento, gli HP eccessivi degli avversari e l’inutilità dei nostri compagni di squadra, i combattimenti diventeranno man mano per forza di cose sempre più noiosi e opprimenti. Vero, potremo anche evitarli fuggendo via, ma spesso tra noi e la nostra destinazione ci sarà una porta, una scala o qualunque altro oggetto con cui interagire a bloccarci la fuga, visto che tutte le iterazioni saranno proibite fino all’eliminazione dei nemici. Davvero divertente.

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Elettricità

Siamo certi che al momento di lasciare questa noiosa città mezza vuota, scarna e piena di vicoli ciechi, ogni giocatore avrà il sorriso sulle labbra, ma non durerà molto… dovremo tornare ancora molte volte ad Ophir, ma stavolta sarà piena di nemici pronti a farci la pelle, facendo man mano emergere un altro grande problema. Anche se il sistema di combattimento è abbastanza vario, con la scelta di tre distinti stili di combattimento da usare insieme al quarto, quello della tecnomanzia, saremo comunque costretti a concentrarci principalmente su uno solo dei tre, se non vogliamo rimanere svantaggiati rispetto ai nemici..

Il concetto di “gruppo di nemici composto da un paio di unità forti supportato da nemici deboli” non deve essere abbastanza chiaro agli sviluppatori, e praticamente ogni nemico sarà al massimo livello possibile rispetto al nostro personaggio, quindi ognuno di essi avrà molti hp e infliggerà molti danni. Il sistema di crescita del personaggio è completamente sbilanciato e i nemici faranno più progressi di quanti ne faremo noi, rendendo ogni nemico una specie di tank. Per buona parte del gioco le abilità di tecnomante, come fulmini e vari potenziamenti riusciranno a salvare la situazione, ma da un certo punto in poi, più della metà dei nemici sarà equipaggiata in modo da ridurre tutti i danni elettrici, svantaggiandoci ulteriormente. Per pareggiare un po’ i conti, potremo contare sui nostri compagni di squadra, anche tramite un semplice sistema di “ordini” che influenzeranno la loro IA, ordini che possiamo riassumere in 1) Offensivo: fatti ammazzare subito, o 2) Difensivo: non fare assolutamente nulla per tutto il combattimento. Se saremo fortunati, gli alleati ci faranno da scudo umano per un po’ e anche se uno di essi sarà in grado di curarci, di fatto Zachariah sarà l’unico personaggio un minimo efficiente in battaglia.

 

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Le scelte

Com’è giusto in un gioco di forte ispirazione Bioware, le scelte morali incidono molto sullo svolgersi della trama, solo che in almeno due occasioni, il gioco ha fatto confusione durante la nostra partita, dando prima un personaggio che avevamo eliminato per vivo, e poi uno che abbiamo lasciato vivere per morto. Lì per lì abbiamo pensato che per motivi di trama, ad alcuni personaggi fossero state date informazioni sbagliate, ma nulla di tutto questo è emerso durante il gioco, pertanto siamo certi che sia stato il gioco stesso a fare confusione. Come giustificare un simile difetto in un gioco che fa delle scelte morali una delle sue colonne? È un poco velato modo di suggerire che alcune di queste scelte non hanno alcuna importanza per la trama, se non quello di far salire o scendere l’indicatore Buono/Cattivo? Avremo come da tradizione anche la possibilità di determinare l’allineamento di Zachariah tramite le scelte, ma anche in questo in qualche modo hanno fallito. Il modo più veloce per diventare cattivi è quello di ammazzare gli avversari sconfitti. Come? Una volta atterrati con un tasto potremo sia perquisirli per prendere il bottino, sia ammazzarli per avere un po’ di siero (la valuta del gioco) extra; per ogni nemico ammazzato perderemo un punto di karma e guadagneremo poche gocce della sostanza. Il guao è l’estrema lentezza di questa operazione: già le animazioni di raccolta bottino sono interminabili, se poi ci mettiamo anche a far partire una seconda animazione per ammazzarli, non si finisce più. Visto poi che poche gocce di siero a parte, un karma negativo non ci porterà alcun vantaggio, anzi, indurrà alcuni membri del gruppo ad abbandonarci, vediamo all’orizzonte un nutrito esercito di tecnomanti buoni e dolci come una merendina.

Commento finale

The Technomancer è zeppo di errori grossolani, da pessime scelte di level design, ad antagonisti che dovrebbero essere scaltri e che invece agiscono con l’acume tattico di Napoleone durante l’invasione della Russia. È quindi un gioco da evitare assolutamente? Sorprendentemente la nostra risposta è un nì. Se avessimo dovuto dare un giudizio basandoci solo sulle prime ore, il gioco nonostante i suoi limiti tecnici avrebbe superato tranquillamente la sufficienza, i personaggi sono interessanti, la trama e le premesse lo sono altrettanto, la sociologia del pianeta Marte e le tensioni tra i gruppi e le etnie sono ben rese, e grossomodo si ha una gran voglia di sapere come andrà a finire e come le nostre scelte plasmeranno il mondo. Persino il finale riserva qualche sorpresa seppur non essendo niente di speciale. Insomma The Technomancer è l’equivalente di un bel film di serie B. i problemi grossi emergono man mano che si prosegue: un senso di ripetitività generale, ripetuti combattimenti noiosi ma estenuanti, progressione del personaggio totalmente sballata, missioni che annullano senza preavviso altre missioni e scelte che il gioco tende a reinterpretare, rovinano quanto di buono questo gioco riserva. Se siete quindi fan dei giochi alla Dragon Age, coscienti che non si tratta di una grande produzione, pazienti verso bug e difetti più o meno gravi e disposti a  giocarci in modo calmo, senza fretta per evitare che i combattimenti vi sfiniscano, allora fate pure, accomodatevi e buone avventure su Marte. Per tutti gli altri, lasciate correre, e che l’unico sole di cui dobbiate preoccuparvi sia quello che qui sulla Terra abbiamo in Estate.

Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un giovane appassionato del mondo videoludico e di tutto ciò che lo circonda. Cresciuto con i videogiochi e libri tra le mani ha deciso di unire la sua passione per la scrittura con quella per i videogiochi ed ecco perché si trova qui.