Unravel – Recensione

Negli ultimi anni abbiamo assistito alla pubblicazione di diversi titoli indie legati al genere cosiddetto platform. Riuscire ad affermarsi in mezzo a una offerta considerevole è divenuta quindi una sfida da affrontare a colpi di creatività, ingegno e, soprattutto, semplicità. È proprio questo uno dei fattori che ci ha fatto affezionare ad Unravel sin dai primi minuti. Il gioco è sviluppato dai ragazzi di Coldwork Interactive, uno studio di sviluppo indipendente insediato a Umeå (nella Svezia settentrionale), che, a quanto pare, sono riusciti a creare una miscela vincente e che non potrà fare a meno di incantarvi e farvi abbozzare qualche puntuale sorriso di empatia nei confronti di Yarny, ovvero, proprio come suggerisce il sostantivo originale inglese yarn, una creatura minuta composta interamente da filo da cucito di un bel rosso acceso. Abbiamo diverse cose da dire riguardo questo titolo distribuito da Electronic Arts, quindi iniziamo a sbrogliare la matassa senza indugi!

Unravel

Il filo rosso della memoria

Come anticipato poco fa, in Unravel prenderemo il controllo di Yarny, un esserino curioso ed estremamente reattivo agli eventi intorno a lui. Riuscire a instillare questa caratteristica in esso deve essere stato tutt’altro che facile, in quanto i dettagli estetici sono letteralmente ridotti all’osso: un corpicino antropomorfo, un paio di orecchie che ricordano il felis catus e un paio di sferette (rigorosamente di lana, naturalmente) bianco latte a fare da occhi. Ma qual è il suo ruolo all’interno del gioco? Presto detto: riportare alla luce le memorie offuscate di una signora anziana (rappresentate da un albo fotografico con scatti irrimediabilmente usurati) rivisitando luoghi ben precisi per mezzo di fotografie incorniciate presenti nell’abitazione che, di fatto, funge da “livello base” in cui torneremo puntualmente al termine di ciascuno scenario. Andremo quindi ad arricchire la copertina dell’albo con dei piccoli lavori a maglia raffiguranti figure legate al livello appena risolto, sbloccando allo stesso tempo una porzione di fotografie liberamente consultabili. Nei livelli sono anche presenti degli elementi extra recuperabili in luoghi ben precisi, che sproneranno i giocatori dediti al “completismo” ad affrontare ciacun livello con grande attenzione.

Unravel

Tuttavia Unravel non è un semplice gioco “a piattaforme”, ma annovera anche degli enigmi ambientali e , in particolare, legati alla fisica. Noteremo subito, inoltre, come Yarny non possa fare a meno di srotolare la matassa che compone il suo corpo man mano che procederà (e che si riavvolgerà puntualmente nel caso decidessimo di tornare sui nostri passi). Questo limite sarà talvolta decisivo, obbligandoci ad essere metodici nel nostro percorso e a recuperare preziosi gomitoli al fine di poter proseguire (un elemento, questo, che funge anche da vero e proprio checkpoint all’interno dei livelli).

Essere composto da questa trama rossa non è solo un limite, ma anche una risorsa. In Unravel, infatti, non solo potremo lanciare un capo di filo per poter attaccarci alle sporgenze (puntualmente segnalate), ma avremo anche la possibilità di aggrapparci alla nostra lunghissima “coda” per poterla sfruttare come appiglio da traino o di sostegno per poter esplorare i dirupi in tutta sicurezza o superarli sfruttandola come una “liana”. Infine, potremo anche fare un nodo a un appiglio legandoci ad esso. Unendone due vicini potremo inoltre creare ponti o “superfici elastiche” grazie alle quali avremo la possibilità, rispettivamente, di portare oggetti chiave in luoghi sopraelevati oppure far ottenere uno slancio considerevole al nostro salto per raggiungere luoghi altrimenti irraggiungibili.

Unravel

Scorci indimenticabili

Ciascuno dei luoghi che andremo a visitare in Unravel avrà una propria peculiarità, in quanto di volta in volta avremo a che fare con luoghi diversi e, spesso, accompagnati dal cambiamento di stagione. Passeremo da prati estivi a pianure invernali, da scogliere a… no questo non ve lo diciamo, preferiamo che sia una sorpresa. Yarny, dal canto suo, reagirà alle novità e agli eventi imprevisti in maniera estremamente convincente e genuina, riuscendo a creare un legame immediato fra noi, giocatori, e questa figura minuta, semplicissima e molto efficace al tempo stesso.

Ciascuno degli ambienti è graficamente eccelso e pieno di dettagli, che renderanno ciascuna porzione di livello una gioia per gli occhi (selezionare alcuni fotogrammi escludendone altri in questa sede non è stato facile per noi). In alcuni casi, tuttavia, ci siamo trovati alle prese con situazioni che, a causa di un posizionamento di elementi non ottimale, ci hanno portato a concentrare l’attenzione su alcuni dettagli apparentemente utili che invece si sono dimostrati totalmente secondari. Abbiamo avuto la sensazione che il bisogno di creare un ambiente esteticamente appagante abbia messo in ombra il fattore della “intuitività”, che ha, seppur poche volte, distolto la nostra attenzione da ciò che davvero contava al fine riuscire a proseguire. Sono inoltre presenti alcune sezioni, a nostro avviso, un po’ troppo improntate al cosiddetto trial & error, che rischieranno di spezzare l’incantesimo creato dal lavoro magistrale dal punto di vista sia estetico che delle meccaniche semplici ma non banali.

Il suono del passato

Questo paragrafo sarà dedicato a un elemento decisamente curato e realizzato in piena coerenza con ciò che Unravel ha da offrire in quanto a esperienza videoludica: la sua colonna sonora originale. Non abbiamo potuto fare a meno di essere completamente rapiti dalla sua semplicità (in quanto approccio compositivo, se vogliamo)  che riesce, comunque, a vantare una efficacia con pochi eguali. Le tracce sono state composte da Henrik Oja e Frida Johansson, ed eseguite da svariati musicisti. Gli strumenti preponderanti sono gli archi, il pianoforte, un pizzico di cornamusa e qualche percussione. Un manto musicale delicato, coinvolgente e avvolgente accompagnerà puntualmente le nostre gesta.

Proprio come Yarny, la colonna sonora riesce a sfruttare una propria caratteristica per ottenere un punto di forza non da poco. Le fasi più concitate e adrenaliniche, infatti, sono state rese aggiungendo pochi dettagli e un pizzico di note in più: una possibilità, questa, che sarebbe andata in fumo nel caso l’approccio originario fosse stato meno discreto, delicato e rispettoso dei panorami suggestivi che andremo ad esplorare. Il tema principale, così come quello del livello che state affrontando, vi conquisterà fin da subito, riuscendo a fondersi perfettamente con ciò che starete ammirando in quel momento.

Conclusioni

Unravel si è dimostrato un platform suggestivo sotto tutti i punti di vista, riuscendo a rendere “vivo” un protagonista dalle fattezze che potremmo definire quasi minimaliste grazie a movenze ben congegnate. Gli strumenti che Yarny possiede per poter affrontare le situazioni sono semplici ma non banali, e anche le ambientazioni si difendono molto bene in forza della cura estrema sia dal punto di vista grafico che estetico.

Unravel

Le uniche piccole pecche di questo titolo sono relegate ad alcune circostanze ben precise. Talvolta, la struttura di una porzione di scenario potrebbe trarre in inganno riguardo ciò che è importante e ciò che non lo è al fine di proseguire. Sono presenti, inoltre, alcune sezioni che abbiamo dovuto tentare, a nostro avviso, un po’ troppe volte volte prima di riuscire a superarle con successo. Considerando che Unravel è prima di tutto un gioco suggestivo prima di essere una “sfida” nel senso arcade del termine, riteniamo che questo elemento possa avere una valenza negativa per alcuni giocatori. Questa caratteristica, tuttavia, ci impedisce giusto di dare una eccellenza piena, e non ci sentiamo di affossare l’ottimo lavoro dimostrato negli altri comparti per poche situazioni comunque gestibili con un pizzico di pazienza.

In conclusione, il nostro giudizio su Unravel non può che essere comunque largamene positivo.

Sull'autore

Redazione