Yakuza 0 – Recensione

L’attesa è una virtù che molte persone non riescono a comprendere nemmeno dopo tantissimi anni di vita. Una pubblicità recita “L’attesa del piacere è essa stessa un piacere”, ma è davvero cosi? Lo sanno bene i fan della famosa serie videoludica Yakuza, creata da Toshihiro Nagoshi. Ogni capitolo necessità di due o addirittura tre anni per veder luce in occidente e resta comunque privo della lingua nostrana. Questo non ferma però i fan, che con le avventure di Kazuma Kiryu hanno trovato un divertimento abnorme. Con sommo piacere abbiamo accolto Yakuza 0, il prequel dell’intera saga, uscito nel 2015 in Giappone e solo nel 2017 in occidente. Ed è con altrettanto piacere che abbiamo menato le mani come dei fabbri, sulle note della musica nipponica.

Tra donne e sake

Corre l’anno 1988 e Tokyo è nella sua piena crescita tecnologica. In un vicolo sperduto del quartiere Kamurocho un giovane Kazuma Kiryu prende a botte e riduce in fin di vita un uomo, debitore della criminalità organizzata Yakuza. Più tardi il giovane scoprirà che lo stesso uomo è stato successivamente ucciso con un colpo di pistola in fronte e l’uccisione di un civile è un grave torto per la malavita. Tutte le colpe vengono ovviamente dirette verso il giovane, che cercherà quindi di uscire fuori dall’organizzazione criminale. Appalti, costruzioni illegali, mazzette e denti rotti sono gli elementi che creeranno la Tokyo oddierna. Sarà questo il primo passo che porterà il giovane ragazzo a finire come l’ormai maturo uomo che ritroveremo nei prossimi capitoli.

Dall’altra parte troveremo invece un giovane Majima Goro, che a Osaka dirige un cabaret e che porta su di se delle ferite profonde e indelebili. Incontrando delle personalità influenti della cosca locale Majima si troverà costretto a uccidere una persona che invece si ritroverà a proteggere, rischiando cosi la sua vita e la sua carriera. Due vite, quelle dei protagonisti, che saranno costrette a incrociarsi. La regia delle cut scene sono molto cinematografiche e hanno qualcosa che può farci accostare a un Takeshi Kitano per la sua semplicità e sfrontatezza e a Takashi Miike per le atmosfere che si creeranno. Per il completamento della storia potremo metterci anche una ventina d’ore, mentre il gioco ne potrà durare in modo tranquillo anche un centinaio.

Yubitsume e via

Se dovessimo descrivere Yakuza 0 con una parola, questa sicuramente sarebbe qualcosa come “fighissimo”. E lo è d’altro canto. SEGA ha sempre saputo dare un senso di vita estrema ai quartieri da esplorare e non è fallita nemmeno con questo capitolo. Stradine realistiche ghermite di persone da ogni parte, che felicemente svolgono la propria vita. Vale infatti la pena ribadire che Yakuza non è GTA e non ne ha niente a che vedere. Il gioco non ha una città da esplorare, ma per l’appunto dei grandi quartieri. Ciò fa diminuire la grandezza della mappa, ma ne migliora la “vivibilità” e il realismo, cosa che spesso manca in tantissimi titoli delle case più famose. Mentre saremo in esplorazione tra le vie con le luci soffuse che rendono le donne più attraenti e l’atmosfera più magica potremo imbatterci in una miriade di locali, posti apposta per noi. Come in tutti i titoli della serie, avremo a disposizioni locali in cui sbizzarrirci con il cibo e i supermercati che ci venderanno qualcosa da asporto, per i momenti del bisogno. In questi potremo anche vedere alcune pagine delle riviste di grande spicco come Shonen Jump. Non finisce qua però, ovviamente.

I minigiochi a cui potremo giocare sono davvero tantissimi e oseremo dire che si tratta di veri e propri giochi all’interno di un gioco. Trovandoci alla fine degli anni 80 potremo giocare a Outrun, Space Harvey, ma anche giochi come biliardo, baseball. Potremo addirittura pescare, anche se questa è forse l’attività più noiosa del gioco. Per i più gagliardi, ci saranno delle dolci pulzelle da guardare nelle apposite cabine (un bel corpo non si rifiuta mai, no?). Gli amanti di Let’s & Go saranno felici di partecipare alle gare di Mini 4WD. Se siete tra quelli che non amano il neomelodico allora vi ricrederete sicuramente grazie alla possibilità di cantare al karaoke, una vera tradizione per il popolo nipponico. Siete pronti per Alessio, Rafaello, Mario Merola e Gigi D’Alessio? No? Bene, perché al posto ci saranno gli autori giapponesi, ma l’effetto talvolta sarà simile. Brani fortemente legati alla terra nipponica e alla cultura (e vi ricordate quel Loser di Eikichi Yazawa di Yakuza 3? Testosterone a mille).

Non mancheranno inoltre le missioni secondarie. Talvolta queste saranno delle belle avventure con tanto di buona sceneggiatura, altre volte invece no. Capiteranno infatti delle missioni secondarie in cui dovremo solo parlare e per quanto i testi brillino, la noia per un giocatore casual sarà collassale. Unite questo al fatto che alcune volte non saremo noi a decidere se parlare o meno con il datore della missione. Inutile dire poi che in questo capitolo, come in tutti gli altri, manchi l’idioma italico, che talune persone ricercano spasmodicamente.

La febbre del sabato sera, ogni sera

Passeggiando per i quartieri non sarà difficile imbattersi in dei nemici che vorranno farci le feste. I nostri personaggi avranno però dalla loro un set di mosse da far invidia a Bruce Lee e anche a Kenshiro. Ogni protagonista ha tre stili diversi da sbloccare e successivamente da utilizzare contro i nemici. È bene dirlo però ogni stile porta con se dei vantaggi e svantaggi e sarà sempre meglio vedere come combattere contro il nemico che abbiamo davanti. La velocità sarà compensata da una potenza d’attacco ridotto e viceversa, ma le mosse risulteranno essere sempre brutali e dannatamente coreografiche. Come sempre, anche gli oggetti che troveremo saranno utili per menare come dei fabbri colpi ben assestati e letali. Non sono da sottovalutare però i boss, che a difficoltà più avanzata ci batteranno velocemente se non ci si approccia nel modo giusto. Al livello grafico la serie di Yakuza si è sempre difesa bene. La città risulta essere viva e realistica, anche se si tratta di un titolo uscito su Playstation 3 e 4 e quindi alcuni deficit ci sono. Capiteranno infatti le texture più smorte e poco definite, ma saranno compensate da tutto il resto. Il frame rate è praticamente sempre fisso a 60 e durante le lotte questo si fa sentire in modo pesante, ma sopratutto piacevole.

[stextbox id=”alert” caption=”COMMENTO FINALE”]Yakuza 0 è il prequel che da il via alle vicende dell’intera saga e la narrazione come si prospettava, brilla in modo abbagliante. I due protagonisti svolgono egregiamente il loro dovere e cosi anche tutti gli altri componenti di contorno che fanno di questo gioco un vero e proprio masterpiece. Il gameplay fluido e intuitivo crea dei combattimenti fuori dal comune, ma non per questo non ci si possono trovare difetti. Quest secondarie a volte un po’ troppo piatte e talvolta dei testi che superano la comprensione dell’utente medio. [/stextbox]

Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un giovane appassionato del mondo videoludico e di tutto ciò che lo circonda. Cresciuto con i videogiochi e libri tra le mani ha deciso di unire la sua passione per la scrittura con quella per i videogiochi ed ecco perché si trova qui.