Bloodshot #4: Bloodshot Island – Recensione

Bloodshot

Continuano le disavventure di Bloodshot, che sembra non avere più pace e probabilmente non l’avrà mai se non in un remoto futuro (come qualcuno ricorderà forse delle storie A.D.). Non sarà però mai un uomo libero e completo, non nel nostro senso del termine. Anche se Jeff Lemire ci sta provando a mostrarci un personaggio che cerca di raggiungere ciò che per lui rappresenta l’unica salvezza possibile, Magic. Ora però vedremo qualcosa di diverso con Bloodshot #4: Bloodshot Island.

I soldati in eterno

Come sapete, Bloodshot si era risvegliato da uno stato che potremo definire comatoso in cui vedeva un mondo pos-apocalittico e si è ritrovato su un’isola. L’isola è totalmente schermata e abitata da altri Bloodshot come lui. Coloro che inizialmente sono sembrati dei nemici in realtà altri non sono che i vecchi esperimenti dello Spirito Nascente. Soldati sottratti alla vita e al loro tempo e costretti a rivivere la stessa giornata per decine di anni. Ogni soldato rappresenta una linea temporale diversa e si parte dalla seconda guerra per finire con la guerra fredda. Gli uomini, ormai disperati, accettano di essere la carne da macello di un nuovo giocattolo dell’organizzazione, ma è qui che Ray servirà per dare man forte ai nuovi compagni.

Muori, rinasci, muori

Continua questo duro e pesante viaggio di Bloodshot che segue la strada creata da Jeff Lemire. L’autore canadese ha sicuramente donato un po’ di vitalità alla serie, ma qui personalmente c’è sicuramente qualcosa di strano. Non parlo della storia, che funziona, ha i suoi lati da action movie e altri drammatici come pochi altri. Parlo della cronologia. Nel volume gli altri Bloodshot dicono di vivere in questo modo da molte decine di anni, ma in realtà stanno combattendo contro il nuovo nemico sì e no da un anno o forse solo qualche mese. Questa cosa lascia qualche perplessità durante la lettura, ma potrebbe essere che prima ci fossero altri progetti e che effettivamente gli altri Bloodshot vivono in guerra perenne da cosi tanto tempo. I testi sono comunque come sempre scritti in modo superbo e si da parecchia importanza alla psicologia di ogni personaggio.

Dietro le matite troviamo Mico Suayan e Tomas Giorello, che a quattro mani imbastiscono un action movie niente male. I personaggi hanno una costruzione realistica e si muovono nei cambi ben delineati e descritti. Molto interessante la composizione di alcune vignette, che non fanno gridare al miracolo, che lasciano comunque un’ottima impressione sul lettore, facendo da capolino tra il presente e il passato in modo più originale di quello che si vede di solito. Una grande importanza viene data ai combattimenti ovviamente, che rappresentano uno dei punti cardinali dell’albo e che riescono nell’intendo di darci la giusta prospettiva degli eventi.

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Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un giovane appassionato del mondo videoludico e di tutto ciò che lo circonda. Cresciuto con i videogiochi e libri tra le mani ha deciso di unire la sua passione per la scrittura con quella per i videogiochi ed ecco perché si trova qui.