Yakuza Kiwami – Recensione

La malavita ha sempre giocato un ruolo importante per l’intrattenimento. Il Padrino ha stravolto molte delle concezioni cinematografiche insieme a Scarface con Al Pacino (non mi vogliano i fan del film del 1932), per la televisione abbiamo visto l’uscita di serie come I Soprano o quelle nostrane come Romanzo Criminale e Gomorra. La criminalità ha sempre affascinato il pubblico e continuerà a farlo. Anche il cinema giapponese ci ha regalato parecchie perle del genere, spesso dirette da Takeshi Kitako (chi si ricorda Brother?), ma stavolta parliamo del videogioco e in particolare di Yakuza, dove comunque Kitano ha prestato il volto per il sesto capitolo della serie. Yakuza Kiwami è il remake del primissimo glorioso capitolo uscito su Playstation 2 e che fa da seguito a Yakuza 0, il prequel. Ho attraversato una notturna e rabbiosa Tokyo in cerca di teppisti da pestare e canzoni da stonare e alla fine ecco cosa ho scoperto.

La seconda ondata del dragone

Dopo gli eventi visti in Yakuza Zero abbiamo lasciato Kazuma Kiryu inserito nella malavita giapponese, la Yakuza. Ora si tratta di un uomo potente con una fama davvero grande e un miglior amico d’infanzia, Akira Nishiki, che gli copre le spalle. Oltre tutto a questo Kazuma trova finalmente quello che sarà il suo vero amore, Yumi Sawamura. La decisione del protagonista di staccarsi dal gruppo malavitoso di Shintaro Fuma pare non piacere a molte persone e un giorno egli viene incarcerato per un omicidio non commesso. Si trattata dell’oyaban di nome Sohoei Dojima, che tentando di violentare Yumi ha provocato l’ira di Nishiki, che lo uccise con un colpo di pistola in testa. Kazuma passa i dieci anni in prigione e nel frattempo il mondo cambia radicalmente in qualcosa di leggermente diverso. L’evoluzione fa passi da gigante e, una volta uscito, l’uomo si ritrova nel suo quartiere (Karamurocho), ma cambiato come non mai. Tutto il Tojo Clan lo considera un nemico da eliminare e nel frattempo tutte le famiglie mafiose hanno dei problemi riguardo alla scomparsa di un ingente quantità di denaro e di altri problemi di grande rilievo. Kazuma dovrà far fronte con delle nuove amicizie per ritrovare le vecchie e cercare di trovare Yumi, prendendosi cura di una giovane bambina. Tutto il resto è spoiler.

Yakuza Kiwami

Il Dragone

Yakuza Kiwami è come dissi già il remake totale del primo glorioso capitolo che uscì su Playstation 2 e in versione rimasterizzata su Playstation 3. Vista l’esistenza del prequel, Yakuza 0, gli sviluppatori hanno aggiunto parecchie nuove scene per cercare di far fronte alla narrazione che ormai è paragonabile a quella dei maggiori blockbuster cinematografici. La sceneggiatura è come sempre intrisa di serietà e infatti ciò anni fa suscito in SEGA più di un dubbio riguardo alla distribuzione del prodotto. Ora sappiamo tutti che questa scelta è stata saggia da parte di un azienda che camminava con una leggera difficoltà.

Parlando un po’ della resa grafica del prodotto, si rimane ammaliati dai dettagli se lo si paragona al capitolo originale, ma ovviamente stona leggermente se paragonato al sesto capitolo. Il problema è forse lo sviluppo su Playstation 3 e Playstation 4 in contemporanea, che ha reso un po’ più difficoltoso l’impatto finale. Nonostante questo il quartiere notturno appare bello come sempre e il divertimento è tantissimo nell’esplorarlo in lungo e in largo. Le luci al neon decorano le pareti fatiscenti di certi edifici, creando quell’idea di un quartiere in cui la malavita è presente, ma non vuole migliorere la qualità di vita delle persone per il proprio arricchimento personale. Alcune vie soprattutto mostrano tutto il degrado in cui è possibile decadere, con le piccole bande che ne fanno di loro covi (alcune zone sono ancora molto simili a quelle viste in Yakuza Zero, ma i cittadini sono ovunque. Indaffarati corrono attraverso il mondo intero per raggiungere la loro abitazione o un locale dove spassarsela con una prostituta. Ciò che sorprende in positivo è senza dubbio l’ottimo framerate, che rimane fisso a 60 senza scali. La fluidità la fa da padrona lì dove ogni millesimo di secondo rappresenta un distacco tra la sconfitta e la vittoria. Quelli che secondo me sono stati ricreati in modo decisamente accativante sono i volti dei personaggi, che riescono a trasmetere tutte le emozioni possibili e immaginabili.

Ovviamente come ogni altro gioco di Yakuza che si rispetti, anche questo non è stato tradotto in italiano, ma ormai non è un fattore negativo in quanto ci si abitua ugualmente. Il doppiaggio invece è cambiato rispetto alla versione per Playstation 2, dove era presente in forma inglese, mentre stavolta abbiamo un doppiaggio unicamente nipponico. Una scelta però comprensibile visto che nel corso degli ultimi anni era questo l’andamento preso dalla software house, che in questo mood ha abbattuto molti cosi permettendo al gioco di sbarcare sempre in Europa. In generale il livello dei suoni è molto cinematografico, cosi come anche il movimento della videocamera del filmmaker digitale. Forse l’unico difetto da questo punto di vista consiste maggiormente nell’assenza di vari suoni durante le conversazioni. Il risultato finale è quello di vedere due personaggi parlare in una sala di doppiaggio e non il simulacro di una versa conversazione.

Yakuza Kiwami

Vecchia scuola scheggia denti

Un titolo Yakuza tale non sarebbe senza un gameplay fuori dal comune. Il gioco è infatti da considerare alla stregua di un picchiaduro a scorrimento piuttosto che a un’action adventure free roaming. In effetti l’esplorazione non è immensa, ma comunque è abbastanza intensa. Mentre i combattimenti sono il vero fulcro del gameplay, che non varia di molto da un capitolo all’altro, ma lima i piccoli difetti cercando di migliorarsi come pochi altri giochi del genere sanno fare. Questo è stato possibile grazie a una totale dedizione verso il genere e verso le richiese dei fan, ma con Kiwami abbiamo ovviamente il rifacimento del primo capitolo con la fluidità degli ultimi. Le tecniche da combattimento sono come sempre quattro, ma le mosse da sbloccare tramite l’albero delle abilità sono tantissime e daranno del filo da torcere a tutti.

Non è solo questo un gioco di Yakuza ovviamente, lo sappiamo tutti, ma in questo caso qualcosa manca, sicuramente. Parlo dei minigiochi SEGA, che di solito deliziano nelle ore di noia, ma che qui sono abbastanza bruttini e non giocabili da subito. Questo ovviamente riproduce fedelmente quel che era il primo glorioso capitolo di cui adesso abbiamo lo splendido remake. Nonostante questo, ci sono anche altri passatempi divertenti come il shogi (anche se per un occidentale si tratta una fatica sprecata imparare le sue regole), mahjong, il biliardo, le freccette, ovviamente il karaoke e cosi via. Insomma, di cose da fare ce ne sono a bizzeffe e tocca al giocatore scoprire cosa vorrebbe fare in un determinato momento. Se poi avete già giocato al quinto e sesto capitolo allora sicuramente ci saranno delle piccole mancanze, ma ci si abitua presto grazie a una trama che non ha perso colpi dopo tutti gli anni, dimostrando la sua maturità e il coraggio di SEGA di lanciare un prodotto simile sul mercato.

[stextbox id=”alert” caption=”COMMENTO FINALE”]Yakuza Kiwami ripropone alle nuove generazioni (e non solo) tutto ciò che dovrebbero sapere riguardo al gioco d’azione che tutti dovrebbero giocare. La narrazione molto fluida è stata costruita come quella del capitolo originale, ma con qualche giusta aggiunta per far combaciare tutto con Yakuza 0. Il gameplay rodatissimo diverte tantissimo, nonostante qualche missione un po’ più povera. Al livello grafico si tratta di un titolo che si difende bene, ma non senza qualche punto debole.[/stextbox]

Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un giovane appassionato del mondo videoludico e di tutto ciò che lo circonda. Cresciuto con i videogiochi e libri tra le mani ha deciso di unire la sua passione per la scrittura con quella per i videogiochi ed ecco perché si trova qui.